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Cosa sono gli "impiastri di convento" in questo brano?
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Nel romanzo Artemisia, di Anna Banti, ho letto:
"""
Violante, saputa, adulatrice che vuol essere adulata, mi mostrava certi suoi impiastri di convento, certi santini divoti, lei che rideva di tutto: voleva elogi, umiliandosi falsamente.
"""
Quella che dice queste parole è la pittrice Artemisia Gentileschi, quindi l'espressione "impiastri di convento" potrebbe avere qualcosa a che vedere con la pittura. La stessa Artemisia spiega un poco prima di questa Violante e altre donne di Firenze:
"""
tutte mi suplicavano di insegnar loro la pittura e il disegno, ma in segreto.
"""
Sapreste spiegarmi il significato di "impiastri di convento" nel brano precedente? Si riferisce forse all'accezione 2.b del vocabolario Treccani, cioè a un "lavoro mal fatto, mal riuscito" che sarebbero questi "santini divoti" menzionati nel testo?
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0
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707
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"text": "Credo che quello citato sia proprio il significato dell'espressione in oggetto. \nIl termine \"impiastro\" viene utilizzato come sinonimo di pasticcio, pastrocchio. \nViolante, in cerca di elogi, mostra queste opere indegne di soggetto religioso ad Artemisia, inconsapevole dello scarso valore del suo lavoro: quel che ne riceve, però, è null'altro che biasimo da parte della pittrice, che vede in questi «santini divoti» solo un'accozzaglia di colori e forme.\n\nDella stessa radice di impiastro è il verbo impiastrare (o anche impiastricciare):\n\n> Spalmare, o anche insudiciare, imbrattare, con materia untuosa o vischiosa [...] Spreg.: i. la tela, di pittore che distende male i colori (anche i. i colori); i. i fogli, le carte, con riferimento a cattivo scrittore.\n",
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] |
Con quali altre parole puoi dire "cuore a cuore" in questo contesto (canzone)?
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It. attuale
```
Com'è bello far l'amore quando è sera, cuore a cuore con una bimba che è sincera. Quelle stelle che ci guardano lassù non sono belle come gli occhi che hai tu. Luce bianca, dormiveglia di un lampione, che ti mostra dove tu puoi baciarti, specialmente tra le rose a primavera, com'è bello far l'amore quando è sera.
```
Original
```
Com'è bello fa' l'amore quanno è sera, core a core co' 'na pupa ch'è sincera. Quelle stelle che ce guardeno lassù nun so' belle come l'occhi che ciai tu. Luce bianca, dormiveja d'un lampione, che t'insegna dove tu te poi bacià, speciarmente tra le rose a primavera, com'è bello fa' l'amore quanno è sera.
```
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0
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"text": "\"A core a core\" è un'espressione regionale (dialetto napoletano e romano come nella canzone citata cantata da Claudio Villa) comunque utilizzata in altre parti d'Italia, senza essere tradotta \"a cuore a cuore\", che indica tenerezze tra innamorati, intimità, l'essere teneramente abbracciati.\nÈ anche utilizzata in senso più ampio in espressioni tipo:\n\n> Ti voglio dire una cosa a core a core. Vi voglio fare un discorso a core a core.\n\nper indicare franchezza, sincerità, vicinanza emotiva; o alcune volte ironicamente in espressioni tipo:\n\n> Guarda come si sono messi, a core a core.\n\na indicare il confabulare e il pettegolare di due persone.\nNel testo della canzone, \"core a core\" potrebbe essere sostituito con \"teneramente abbracciato\".",
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] |
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Translation of a sentence by Donato Carrisi.
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From "La donna dei fiori di carta", start of chapter 9.
Context: Guzman and his mother are chasing his elusive father. After travelling from city to city, they come to Marseille.
"""
Arrivarono in città perché le ultime notizie sul fuggiasco lo volevano stanziale nel Sud della Francia.
"""
I understand what it says: "They came to this city because the latest news about the fugitive said he wanted to settle in the south of France."
What I don't understand is who or what the volevano refers to.
It's a plural, so it can refer to either Guzman and his mother, or le notizie. It cannot be the former, because it's the father wanting to settle in France, not Guzman and his mother. It cannot be the latter, because it's the father wanting to settle in France, not the news.
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2
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6976
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"text": "No, the sentence doesn't say that. It says, more or less (I'm not a literary translator into English, it not being my first language): “They came to this city because the latest news about the fugitive said that [or, “according to the latest news about the fugitive”] he was a resident of [or, “had settled in”] the south of France”.\nThe main meaning of volere is, of course, “to want” but, as you can see for instance here, it's used in a lot of other ways. The one relevant here is labelled as 3.h in that dictionary article:\n\n> Asserire autorevolmente, tramandare: vuole un’antichissima tradizione che ...; come vuole una nota leggenda; così almeno vogliono i cronisti dell’epoca.\n\nThat is, volere is used to mean “to say, to assert, to recount”, said especially of news, chronicles, traditions. So, in that sentence, the subject is indeed le ultime notizie sul fuggiasco.",
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"text": "\"Volevano\" refers to the news. In a sense, they're being personified - As if the news were so sure being right in their statement to the point of almost requiring for the fugitive to be in France.",
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] |
Cos'è un "tarlocco"?
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Nella commedia Sotto paga! Non si paga! di Dario Fo (testo aggiornato nel 2007 e pubblicato da Einaudi) ho letto:
"""
Ma non possiamo continuare a star qui ad aspettare per delle ore sul ballatoio tu e io come due tarlocchi. Senti, io guardo se riesco a buttar giù la porta con qualche spallata.
"""
Sapreste spiegarmi cos'è un "tarlocco"? Non l'ho trovato su nessuno dei dizionari che ho consultato. Si tratta di un termine di uso regionale (forse lombardo)?
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1
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707
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"text": "Il termine da cercare è tarlucco che, come riporta il Grande dizionario della lingua italiana, significa:\n\n> Tarlucco, agg. (plur. m. -chi). Region. Stupido, allocco, tonto, sciocco. – Anche sostant. Sbarbaro, I-650: Zitti, zitti! / più bevuto / d’un imbuto, / barcollando, / come un bove gorgheggiando, / il tarlucco maledetto [il Ciclope] / dal suo tetto / avanza il piè. Eco, 14-11: Giuda impestato, io sono sempre quello che si fa far su come un tarlucco, roba che mi darei i pugni nella testa ancor oggi, toh, così! = Voce di area sett. (cfr. genov. tarlûcco, milan. tarlucch, piemont. tarlüch), deriv. dal provenz. trelucà ‘insensato’.\n",
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"text": "A quanto sembra la parola tarlocco in italiano attualmente non esiste se non come neologismo dialettale simile a \"martalotto\", \"tarlùc\" in dialetto milanese, che viene rivolta a chi è in difficoltà nell'apprendere, \"dicasi duro di comprendonio\", praticamente un tontolone, imbranato. Sperando di essere stato d'aiuto.\nUn cordiale saluto.",
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"La mia famiglia" or "mia famiglia"?
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I am confused as I thought "mia famiglia" translated to "my family", but I was recently corrected and told it was "la mia famiglia"... What is the difference?
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7
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3077
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[
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"text": "In English the definite article must not be put before the possessive adjectives, in Italian in general is the contrary:\nIl mio vestito è blu correct\nMio vestito è blu wrong (if you say it we understand immediately that you are a foreigner).\nHowever, there is an exception with singular names which represent family members, for example:\nMia cugina è logorroica correct\nLa mia cugina è logorroica wrong\nMio nonno faceva il muratore correct\nIl mio nonno faceva il muratore wrong.\nWith famiglia the definite article is necessary:\nLa mia famiglia è di origini milanesi correct\nMia famiglia è di origini milanesi wrong.\nAs egreg correctly pointed out, with mamma and papà or babbo both forms are used, maybe with a slightly different meaning, for example:\nLa mia mamma è bella I say this because I love my mother and for me she's beautiful\nMia mamma è bella I say this as a matter of fact, she's a beautiful woman.",
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"text": "The definite article (or articolo determinativo in Italian) is used to reference a general category of people, animals, object or concepts.\nIn your case it is correct to translate My family with La mia famiglia (mind also the letter case) since also with the presence of the possessive adjective mia the use of the definite article la is always required.\nYou can find a very good reference in this Treccani Italian grammar",
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"text": "With the singular of sorella, fratello, figlio/a, mamma, papà, nonno/a, etc. do not use the article either il or la with possessive (mia sorella, mio fratello). With the plural forms of family members, use the articles le or i plus possessive as in the examples le mie sorelle, i miei fratelli, i miei nonni, le mie nonne, i miei genitori, etc.",
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"text": "Mia nonna and la mia nonna: both are ok, see M. Dardano \"La lingua italiana\" (Zanichelli), which also gives il mio papà, il mio babbo, la mia mamma, and not mio papà, mio babbo, mia mamma.\nClearly there are no correct answers here - except \"Dipende\".",
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What is the difference between 'ancor' and 'ancora'?
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I'm trying to learn Italian and I've seen short forms like 'amor' and 'ancor' mainly in songs. Are they used solely to shorten the number of syllables in a verse in music and can more words be shortened in this way?
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6
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764
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[
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"text": "Are they used solely to shorten the number of syllables? Yes and no.\nIf you have the opportunity to read poems or writings from the XIII-XIV century written by Italian authors like Dante or Petrarca, you will see tons of truncated words; an example can be the famous quotation from the Divina Commedia:\n\n> \"Amor, ch'a nullo amato amar perdona\"\n\nHere, words truncation leads to two advantaging factors:\n\nThe verse is a hendecasyllable; otherwise, it wouldn't have been and it would have contrasted with the structure of the entire Commedia.\nThe flow of words sounds better. This is an important thing, especially in the Italian language: many devices, like this one, are used to have a beautiful sound, when read.\n\nCan more words be shortened in this way? Of course.\nThere are plenty of words that can be shortened. Nowadays, they are ruled by the modern Italian grammar rules, but in the past (like the times I was speaking about previously) poemwriters tended to shorten or transform words to have them fitting their writings.",
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] |
Basso profilo Vs profilo basso.
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Normalmente si usa il termine basso profilo per indicare fatti, situazioni, persone di scarsa rappresentatività (cit. Treccani).
Ma mi è capitato di usare in alcuni casi profilo basso, ad esempio nella frase:
```
Ragazzi, non esaltiamoci, manteniamo un profilo basso.
```
Vorrei sapere, se la frase è corretta (con l'uso di
```
profilo basso
```
) e se il significato non cambia.
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4
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300
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[
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"text": "Penso che non dipenda dal fatto di mettere prima il sostantivo o l'aggettivo, ma dal contesto:\n\nquando arriva un nuovo capo è consigliabile mantenere un profilo basso o un basso profilo (un atteggiamento prudente)\n\nmolti programmi televisivi sono di basso profilo o di profilo basso (di scarsa qualità)\n\n\nBasso profilo probabilmente è l'espressione più comune.\nDallo Zingarelli 2008, voce “profilo”\n\n> 6 (fig.) Sommaria descrizione delle caratteristiche di qlco. o di qlcu.: […]| Profilo basso, basso profilo, linea di condotta che rifugge dall’ostentazione: mantenere un profilo basso; strategia del basso profilo | Di basso profilo, mediocre, di scarso valore: polemica di basso profilo Come si vede, la locuzione “basso profilo” ha due significati ed è evidente che usare l’uno o l’altro fa una qualche differenza.\n",
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] |
Uso del suffisso -oide.
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-oide:
"""
[dal greco -oeidḗs, da êidos, forma]. Ultimo elemento di parole composte derivate dal greco o formate modernamente, che ha il significato di “simile a, affine a”: usato come suffisso di molti termini del linguaggio scientifico e sta a indicare una somiglianza, una relazione, una affinità con il concetto o la cosa espressa dalla parola a cui viene aggiunto (per esempio: sferoide, metalloide). In medicina e in psichiatria è usato per indicare una sintomatologia meno grave, uno stato morboso la cui tipicità è solo apparente (per esempio: paranoide, mongoloide).
"""
Perché quando viene usato nel linguaggio comune gli aggettivi spesso assumono una connotazione negativa? Come ad esempio, umanoide, genialoide, sinistroide, intellettualoide etc.
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7
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[
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"text": "Concordo con @Roberto. L'aggettivo che descrive un sostantivo ma ha -oide come suffisso, implica imprecisione, inverificabilità o suggerisce una deformazione (vera o presunta) che può solo essere negativa/diminutiva rispetto alla realtà del sostantivo descritto.",
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"text": "Lo stesso fenomeno è avvenuto in spagnolo dalla fine del secolo XIX, come viene spiegato in questo articolo del professor Antonio Rifón dell'Universidade di Vigo, pubblicato nella rivista Cuadernos del Instituto Historia de la Lengua. La lettura dell'articolo mi ha fatto capire che questa domanda non ha una facile risposta perché l'apparizione della connotazione negativa nelle parole costrutte col suffisso -oide è ancora un tema di studio tra linguisti.\nL'articolo spiega che nel 1856 il suffisso -oide non aveva ancora in spagnolo questa connotazione semantica peggiorativa, ma era usato esclusivamente in derivati di parole colte nell'ambito scientifico. Secondo l'ipotesi dell'autore, l'acquisto di questa connotazione negativa è associata alla scoperta nel XIX secolo di nuove razze umane che vengono chiamate mongoloide, caucasoide, europoide, negroide, australoide e laponoide. Queste parole appaiono prima in inglese con il suffisso \"-oid\", ma poi vengono incorporate in altre lingue europee. Si trattava in teoria di termini scientifici che non dovrebbero avere nessuna connotazione negativa. Tuttavia, lo studio delle razze non era mai privo di una certa sfumatura spregiativa o diminutiva o dell'idea che queste razze erano ad un gradino inferiore sulla linea evolutiva rispetto alla razza europea. Quando questi vocaboli cominciano a essere conosciuti, si comincia a associare il suffisso -oide a un significato spregiativo o diminutivo.",
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] |
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Qual è il significato di "sciabolatore" in questo contesto?
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Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto questo testo su un ragazzo che lavora come "waterboy" in un cantiere dove si sta costruendo la ferrovia:
"""
Arrivato alla fine dei binari, scende, e prosegue a piedi, trascinando i secchi colmi d’acqua che bilancia con maestria sulle spalle. Non gli riesce difficile perché la gente di Tufo è capace di portare in equilibrio sulla testa qualunque cosa – un paniere pieno di uova, una balla di fieno, perfino una cassa da morto. Svuotare i secchi durante il tragitto non conviene perché il caposquadra, se pensa che fai il furbo, ti ammolla un papagno in faccia che ti sfigura. La fregatura è che gli sciabolatori, forse perché lavorano senza interruzione e solo quando bevono possono rifiatare, bevono come bufali, e prosciugano subito i secchi.
"""
Qualcuno di voi mi potrebbe spiegare il significato di "sciabolatore" in questo brano? Nel vocabolario Treccani ho trovato che questo termine significa
"""
Chi combatte con la sciabola; chi dà sciabolate; chi pratica la scherma nella specialità della sciabola.
"""
Tuttavia, questa definizione non sembra avere molto senso nel passaggio sopra citato.
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0
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707
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[
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"text": "Si tratta secondo me di un sinonimo di spalatore; ho trovato un riferimento in questo link: http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=25313 dove viene spiegato che deriva da una storpiatura dell'inglese \"shoveller\" (appunto, spalatore, badilante). ",
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"ownerid": "5885",
"text": "Mio padre di 97 anni mi racconta che suo suocero (mio nonno) aveva fatto lo sciabolatore in America, dove, con il termine di sciabolatore, si intendeva chi manovrava lo scambio dei binari in ferrovia.\nSpero di essere stato utile.",
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] |
What's the meaning of "talpa" when used to describe a person?
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As per title, what's the meaning of "talpa" when used to describe a person?
Example:
"""
John è una talpa
"""
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5
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[
{
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"ownerid": "70",
"text": "The word talpa may refer to an informer or spy; somebody who passes information profiting from their workplace. The word mole is used with the same meaning in English.\nFrom the Treccani dictionary\n\n> Con uso traslato (alla cui diffusione ha contribuito anche la traduzione fr. La taupe, 1974, e ital. La talpa, 1975, del titolo di un romanzo inglese di John Le Carré, Tinker, tailor, soldier, spy, del 1974), informatore clandestino, infiltrato (o reclutato da un’organizzazione, spesso eversiva o terroristica) tra il personale di uffici pubblici o privati, spec. presso i ministeri, uffici giudiziarî, servizî di sicurezza, allo scopo di raccogliere notizie riservate o segrete: la t. del Palazzo di Giustizia; si pensa che la fuga di notizie sia dovuta alla presenza di una t. nel ministero della Difesa. Anche, funzionario, impiegato o tecnico infiltrato, o assoldato, tra il personale di un’azienda per carpirne i segreti industriali o commerciali a vantaggio di un concorrente.\n",
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"text": "In colloquial language it also means you're almost blind, like the animal \"talpa\" (mole). But in this case it's usually used in a comparison: you're as blind as/like a mole (sei (cieco) come una talpa).\nThis meaning (\"persona che vede poco\") is mentioned at De Mauro dictionary, giving these examples: \n\n> non può guidare, è una talpa\n\nand also \n\n> essere cieco come una talpa.\n",
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"ownerid": "707",
"text": "In addition to what is explained by @egreg and @Liuka, \naccording to De Mauro dictionary, the word \"talpa\" can also have these meanings referring to a person:\n\n> persona caratterizzata da scarsa intelligenza e da ottusità: non capisci niente, sei una vera talpa\n\nthat is, a person characterized by poor intelligence and dullness,\nand also\n\n> persona chiusa, poco interessata ai fatti esterni\n\nthat is, someone closed, with little interest in external facts.",
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}
] |
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PrEndere but tenEre.
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Could anyone refer me to a rule explaining why verbs ending with -ere have different stressed syllables? What I have understood so far is that I should look them up in the dictionary.
Thank you
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11
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4485
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[
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"text": "Conventionally, people say that Italian verbs fall into three categories, or conjugations: those ending in -are, in -ere and in -ire. Those in -ere, however, correspond to two different conjugations in Latin (where there were four conjugations for verbs):\n\nthose in -ēre, where “ē” is a long, and stressed, vowel (2nd Latin conjugation);\nand those in -ĕre, where “ĕ” is short and unstressed, and the stress fell on the previous syllable (3rd Latin conjugation).\n\nSo, about your examples, tenere derives from tenēre (first person teneo, which is how you'll find it in a Latin vocabulary); and the analogous holds for verbs such as dovere, godere, persuadere, vedere, the derivates of tenere (such as trattenere, mantenere, contenere and so on) etc.\nOn the other hand, prendere derives from prehendĕre (prehendo), and an analogous stress is found in other verbs from Latin third conjugation, such as giungere, leggere, tendere, vincere and many more.\nI am afraid this is not of much help unless one knows well one's Latin, and moreover there are exceptions: verbs that have modified their stress with respect to their Latin ancestor, such as Italian rìdere, from Latin ridēre, mòrdere from mordēre and so on.",
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] |
"Mettere loro a disposizione", "mettere a loro disposizione" oppure "mettere alla loro disposizione"?
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Quale tra queste forme, "mettere loro a disposizione", "mettere a loro disposizione" oppure "mettere alla loro disposizione", è quella corretta? Ad esempio, quale sarebbe la frase corretta tra le seguenti?
"""
Grazie ai mezzi messi loro a disposizione, hanno potuto portare avanti le loro ricerche. Grazie ai mezzi messi a loro disposizione, hanno potuto portare avanti le loro ricerche. Grazie ai mezzi messi alla loro disposizione, hanno potuto portare avanti le loro ricerche.
"""
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2
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707
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[
{
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"ownerid": "1043",
"text": "Io direi le prime due. A istinto direi che normalmente si userebbe la seconda.\nNella prima \"loro\" è pronome (== a essi), nella seconda è un possessivo (== di essi).\nPer finire, in teoria anche la terza potrebbe essere corretta, ma dubito che qualcuno la userebbe.",
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"text": "La risposta più corretta secondo me è la seconda: messi a loro disposizione suona più fluida rispetto alla terza possibilità, che risulta molto più pesante per la presenza della presposizione articolata alla.\nRiguardo alla prima possibilità mi sembra che sia scorretta, o che sia una forma in disuso.",
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"ownerid": "1063",
"text": "Nel primo caso \n\nTo answer your question:\n\nThe phrase \n```\n\"mettere loro a disposizione\"\n```\n means \"to make the group of people we are implicitly talking about availabe for the carrying out of some task at hand (e.g. \"mettere a disposizione di \"qualcuno\"). The phrase must be followed by the preposition word \"di\", followed by a group of one or more words acting as a noun, which represent the object which is made available to such group of people. Anyways, I was misled by the OP's title and now I realize he was talking about something different: \"i mezzi messi loro a disposizione\" means \"i mezzi messi a disposizione per loro\", which means that \n```\nthe means or tools required for carrying out the task at hand have been made available to someone or some group of people in order to satisfy the needs of the same people, or, possibly the needs of some other group of people\n```\n.\nThe phrase \n```\n\"mettere a loro disposizione\"\n```\n means \"\n```\nto make (something or several things) available to the group of people we are implicitly talking about\n```\n\".The phrase must be followed by a group of one or more words acting as a noun, which represent the object which is made available to such group of people.\nThe phrase \n```\n\"mettere alla loro disposizione\"\n```\n is a more verbose-sounding phrase carrying the same meaning as the second. In practice I would use it if I were trying to make a catchy, slowly-articulated, and emphatic speech and wanted to put particular emphasis on the point I was trying to make. The first construct is shorter than this one and flows better in normal everyday speech.\n\n\nIn response to a comment saying that \n```\n\"loro\"\n```\n can mean \n```\n\"to them\"\n```\n after the word \n```\n\"mettere\"\n```\n, I decided to point out the following rather unfortunate thing (which I would't have had the guts to explain were it not for the fact that this newsgroup is filled with experts who understand the fine aspects of Italian language and culture):\nWith \"mettere\", the only way to get a \"to them\" meaning, is to use the words \"mettere a\", but then the only possibility is the rather vulgar (and hopefully not too shoking!) expression \"gliel'ho messo su per il culo\" which, is grammatically equivalent to the sentence \"l'ho messo su per il culo a lui/lei/loro\" (not to be shocked here, in this sentence the subject can be male or female, the object can be male, female, or a group, and the case where the object can be a group makes you realize, I hope, that this expression conveys the feeling abstractness: regardless of sexuality, you cannot stick something in more than one place at the same time, and, it is precisely this abstract aspect of this very expression which makes it just as likely from anyone towards anyonw irrespective of the geneder of the people involved or their number). OK, enough said for the vulgar side, the grammatical side, and the abstract side. Now the meaning of the expression, which is not vulgar but on the other hand rather cunning! and has no equivalent expression in English, so much so that the only way to translate this expression is: \"I've managed to deceive or trick the person or people in question in order to get what I wanted out of them at their own expense or loss and I'm quite happy about it\". Sounds terrible? Well, yes it is. While talking to a group of friends some people could make use of this expression to point out what they have done to the other party which could even be a political party disliked by the group; they could even have befriended the other party in a false manner, or, someone could also use this expression to describe what a false friend could have done to them after they found out the truth, in which case the attitude tends to be one of deep disappointment and resentment! So much for sexual gratification! :-D\n\nUPDATE:\nNow I see the full example with the words put in context. The first meaning of \"mettere loro a disposizione\" I gave above, is the one in sentences of the form \"mettere loro a disposizione di qualcuno\" which is what I originally the OP meant but I overlooked the example that was given. In the sentence \"Grazie ai mezzi messi loro a disposizione, hanno potuto portare avanti le loro ricerche.\" the meaning conveyed is the fact that \"i mezzi sono messi a disposizione per loro\", hence we are talking about \"mettere per\" and not \"mettere a\" (because in English \"to\" corresponds to both \"a\" and \"per\", hence the confusion. Anyways, the expression appearing in the first case is archaic.\nThe second expression is the best, more natural choice.\nRegards.",
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}
] |
Is "mela" somehow related to "melanzana"?
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"Mela" means apple, and "melanzana" means "eggplant."
I note in this context, that "manzana," which seems like a "cross" between mela and melanzana means "apple," in Spanish, a closely related Romance language.
And the French use "pomme de terre," that is "apple of the earth" as their description of potato.
On the other hand, "eggplant" is translated "aubergine" in French and "berenjena" "in Spanish. So I would expect the translation to be an Italian equivalent, something like "berengina." Except that it is not.
Here is a dictionary link that gives the definition, but makes no mention of apple.
So is there a context where "eggplant" is reasonably translated (in a non-English language) as "apple plant?" And is this actually the case in Italian?
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4
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234
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"text": "According to Treccani dictionary, the word \"melanzana\" comes from Arabic \"bādingiān\" crossed with \"mela\". This is explained with some more detail in this La Stampa article. Latin word \"mālum\" means fruit and from this was derived the word \"mela\" or \"melo\" which, in the Middle Ages, was used to construct the name of some fruits: \"melagrana\", \"melacotogna\", \"melangolo\", \"melone\". In particular, \"mela-bādingiān\" gave rise to the word \"melanzana\".\nAccording to Merriam-Webster dictionary, the Spanish word \"manzana\" comes from from Old Spanish \"mazana\" or \"maçana\", that derives from latin \"māla Matiana\", which comes from the name of Gaius Matius, a 1st century b.c. Roman writer on gastronomy.\nA Catalan word for \"eggplant\" is \"albergínia\". According to Gran Diccionari de la llengua catalana this word also comes from Arabic \"al-bādingiān\" (note that \"al\" is the Arabic article). And according to this source and this other one, the Catalan term is at the origin of French and English \"aubergine\".",
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"score": "0",
"ownerid": "1871",
"text": "Look at the web version of the Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana by Ottorino Pianigiani.\nFor Melanzana see at: http://www.etimo.it/?term=melanzana&find=Cerca\n\nEDIT rough translation:\nfrench mérangène, mélongène; [from late latin belangolus, merangolus]: from spanish BERENGÉNA [which has been considered close to MÉLA by false etymology], the latter from arab BADINDGIAN\n[[second paragraph, a botanical description of eggplants ... called Melongèna Arabum]]",
"is_selected": false
}
] |
Usare due apostrofi in un'unica stringa.
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Cari amici,
secondo il vostro qualificato parere, è corretto usare due apostrofi in una stringa?
Per esempio:
"""
I buonisti dell'ultim'ora. 'st'ultima volta. (dove "'st" abbrevia "quest")
"""
La stringa nel primo caso è «dell'ultim'ora» e nel secondo è «'st'ultima».
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4
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725
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[
{
"score": "3",
"ownerid": "55",
"text": "Usare due apostrofi è lecito, ma rendono meno scorrevole la lettura. L'elisione si utilizza più nella lingua parlata che nella lingua scritta. Dove non è indispensabile credo sia meglio evitarla.\nPer riproporre i tuoi esempi, credo che suonerebbero meglio così:\n\n> I buonisti dell'ultima ora.\n\no,nel secondo caso, eliminando entrambi gli apostrofi:\n\n> questa ultima volta.\n\nConsiderata la discussione che è emersa, integro la risposta citando un articolo dell'Accademia della Crusca nel quale si spiega come diversi linguisti propendano alla conservazione dell'interezza della parola dove non è necessario un troncamento:\n\n> fenomeno, già da tempo riscontrato nell'italiano contemporaneo: la tendenza al regresso delle forme tronche ed elise rispetto alle forme piene delle parole.\n",
"is_selected": false
},
{
"score": "2",
"ownerid": "189",
"text": "Secondo me è giusto e può essere usato senza nessun problema. Non vedo differenze tra lingua scritta e parlata rispetto all'apostrofo.\nIl primo esempio ha un suono assolutamente normale. Il secondo esempio fatto è brutto e non verrebbe usato né nella lingua parlata né in quella scritta, ma non perché ci siano due apostrofi: infatti anche 'sta ultima volta ha un suono cattivo. Diremmo semmai quest'ultima volta. \nIn generale l'elisione di questo in 'sto, che suona sempre leggermente dialettale o colloquiale fuori da certe espressioni codificate (che non vogliono più l'apostrofo: stavolta, stasera), non può essere applicata con la stessa noncuranza con cui si elide la vocale finale di molte parole. Noto che talvolta gli stranieri abusano di questa elisione appena la imparano, confondendola con altre elisioni più diffuse (come che cos'è) o addirittura quasi obbligatorie (come l'albero).",
"is_selected": false
},
{
"score": "1",
"ownerid": "",
"text": "Buon giorno.\nNon è un errore usare 2 apostrofi in una sola stringa, ma è raro. E, come per tutte le cose rare, non bisogna usarlo continuamente altrimenti diventa \"pesante\" per chi legge.",
"is_selected": false
},
{
"score": "-1",
"ownerid": "1657",
"text": "Sì, è corretto, come anche: un'altr'ora, un'altr'onda ... corretti, ma - scritti e oggi - sono semplicemente terribili.\nParlando di Dante (meraviglioso), mia nonna diceva l'oriolo, invece di orologio, ma oggi sarebbe davvero brutto.",
"is_selected": false
}
] |
Difference between "fuggire" "sfuggire" "scappare" "correre".
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Difference between "correre" and "fuggire" are understandable. First is "run" and second more like "run away" as I suppose. But what about "fuggire" and "scappare" in dictionaries they have almost same meaning.
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3
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6449
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "70",
"text": "The verbs fuggire and scappare mean quite the same in several cases. They have different origins: fuggire comes directly from Latin fugio, whereas scappare comes from excappare, that is, “to free oneself from a cappa”.\nThe verb is also in French and English (échapper and to escape).\nHowever, the latter has uses that fuggire hasn't. If you look at the entry in the De Mauro dictionary, several cases for scappare cannot be substituted with fuggire.\nIn order to be able to use fuggire, the subject should be a person or something thought of as having will: il tempo fugge (not scappa), but one can't say “mi fugge la pipì”. In other cases scappare can be substituted with sfuggire: mi è sfuggito/scappato un errore di stampa, but not fuggito.\nWhen the two verbs are interchangeable, fuggire might be perceived as “higher usage” than scappare: thinking to my school years, I believe I wouldn't use scappare in a “tema” (written paper) if fuggire could be used.",
"is_selected": true
},
{
"score": "2",
"ownerid": "1210",
"text": "It might help to think about the words they are most commonly used with:\n\n\"fuggire/scappare da\" + something bad\n\"sfuggire/scampare a\" + something bad\n\nThat's a simplification, of course, you might also see\n\"fuggire/scappare a + better place\".\nEssentially, \"fuggire and \"scappare\" imply that you actively did something to get away from something bad whereas \"sfuggire\" and \"scampare\" can be used to say you avoided a bad things by luck (even without realizing it).\nExamples:\n\nsfuggire all'arresto = avoid being arrested (usually meant as \"getting away\")\nscampare al massacro = survive to/avoid a massacre (also by being somewhere else)\n\n\"Correre\" is quite neutral, you can translate it with \"run\" practically any time.",
"is_selected": false
}
] |
Can “ho fatto” mean “I made”?
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I’ve learned the word “fare” as “to make” or “to do”.
If I wanted to say, “I have never made anything with my own two hands”, I think I would say “Non ho fatto niente con i miei due mani”. Does that convey what I’m trying to say accurately? How would a native speaker say it?
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5
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3094
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[
{
"score": "13",
"ownerid": "37",
"text": "You'd probably say\n\n> Non ho mai fatto niente con le mie mani.\n\nNotice that:\n\nyou had omitted mai, that is, “never”;\nit's le mie mani (not i miei mani) since mano is feminine, even though it ends in -o;\nin Italian it sounds more idiomatic without mentioning due.\n",
"is_selected": true
}
] |
In October: "nel" vs "in".
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Which would be the better way to say "in October"?
Here is what I am trying to say in English;
I did not know a word of Italian in October.
1) Non sapevo una parola di italiano nel mese di ottobre.
2) Non sapevo una parola di italiano in ottobre.
Are they both correct?
If so, which is better; "nel o in"?
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5
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2076
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "37",
"text": "In Italian, time determinations are often at the beginning of a sentence.\nHence, in my opinion, by far the most natural way of expressing your idea would be:\n\n> A ottobre non sapevo una parola di italiano.\n",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "2056",
"text": "I don't think the second one is wrong, but surely it is less used. The first one sounds better and is more usual.\nAn alternative would be:\n\n> Non sapevo una parola di italiano ad ottobre,\n\n(where an euphonic d could be added, but see the comments below).",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "2175",
"text": "The second one is wrong. I mean can, and is used, but is not correct.\n\nNon sapevo niente ad Ottobre.\nIn/Ad Ottobre cadono le foglie.\n\nIn refers to something that is happening or it used to happen within that time period.",
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}
] |
In che cosa consiste un "tetto a colombaia"?
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Nel romanzo La luna e i falò, di Cesare Pavese, ho letto la frase seguente:
"""
Anche le facce mi piacevano cosí, come le avevo sempre viste: vecchie dalle rughe, buoi guardinghi, ragazze a fiorami, tetti a colombaia.
"""
Ho cercato alla voce "colombaia" in alcuni dizionari, ma non ho trovato l'espressione "tetto a colombaia". Potreste spiegarmi cosa significa?
Curiosamente l'ho trovata sul libro Bed & breakfast. Francia 2006-2007.
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1
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707
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "L'accezione 2b) di colombaia su Treccani riporta:\n\n> b. scherz. L’ultimo piano d’un caseggiato alto: stare, abitare in c., in una c. (anche in questo senso, più com. piccionaia).\n\nE per piccionaia sempre Treccani riporta:\n\n> piccionàia s. f. [der. di piccione]. – 1. Locale all’ultimo piano delle vecchie case, soprattutto di campagna, e spesso ricavato nel sottotetto, che serve all'allevamento dei piccioni (nei casi in cui a tale uso è destinata un'apposita sopraelevazione o un fabbricato a sé stante, si usa piuttosto il nome di colombaia). Per l’espressione fig. gettare o tirare sassi in p. (o in colombaia), v. colombaia.\n\nEcco un esempio di tetto a colombaia:\n\nEra quindi un particolare tipo di tetto diffuso nelle case di campagna conformato in modo da poter consentire l'allevamento di piccioni e colombi.",
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}
] |
Qual è il significato di "alle prese" in questa frase?
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Questa frase appartiene al racconto Il conte di Montecristo di Italo Calvino:
"""
Ormai non so più se quello che sento scavare come una talpa è il vero Faria che apre brecce nelle mura della vera fortezza d'If o è l'ipotesi di un Faria alle prese d'una fortezza ipotetica.
"""
Non capisco molto bene il significato dell'espressione "alle prese" in questa frase. Nel dizionario Treccani ho trovato questa accezione:
"""
Con riferimento al sign. che il termine ha nella lotta, l’espressione dell’uso com. venire alle prese (propriam., degli avversarî che iniziano la lotta afferrandosi l’uno all’altro), venire a contesa, anche di parole; con sign. più generico, essere alle p. con, essere impegnato in qualche cosa di difficile, di complicato: lo trovai alle prese con la dichiarazione dei redditi.
"""
Significa questo che questo personaggio, l'abate Faria, sta in certo modo lottando contro la fortezza d'If? Questo Faria, come nel romanzo di Alexandre Dumas, è un prigionero della fortezza che da anni cerca di evadersi senza riuscirne.
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1
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707
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[
{
"score": "1",
"ownerid": "",
"text": "Buon giorno.\nNon conosco la storia, quindi mi baso sul brano che hai copiato all'inizio e quello che hai detto alla fine.\nL'abate Faria sta scavando per aprire un passaggio nelle mura da cui vuole scavare. Questo è quello che dice all'inizio. Ovviamente, scavando fa un rumore che l'abate stesso sente. Quindi l'abate è \"alle prese\" con una vera fortezza da cui cerca di scappare.\nAlla fine della frase \"alle prese d'una fortezza ipotetica\" fa un confronto: è come se nella testa del nostro abate ci sia un'altra fortezza (probabilmente l'idea di fuggire, di essere prigioniero e voler ottenere la libertà, ... non posso dire molto su questo perché dovrei conoscere la storia) in cui lui sta \"scavando\" per raggiungere un obiettivo. Come nel mondo reale, anche questo scavare nella sua testa produce \"un rumore\" (interpreta come pensieri, preoccupazioni, idee, ...) al punto che non riesce più a distinguere tra lo scavare reale e quello all'interno della sua testa. Questo scavare nella testa è talmente reale per lui che è come se fosse \"alle prese\" con una seconda fortezza da cui vuole scappare.\nQuindi, la definizione del vocabolario è esatta: solo che deve essere riportata ad un ambito figurato e non concreto, quindi alla fortezza che si trova nella testa dell'abate.\nSpero di essere stato utile.",
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}
] |
Unclear translation; need help.
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A while ago I asked the Galleria Borghese if I was allowed to film there, and they sent me this:
"""
Gentilissimo, le comunico che sarà possibile scattare fotografie durante la sua visita in Galleria, senza cavalletto e per esclusivo uso personale. Non è altresì possibile filmare le sale e le opere esposte. Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti e le auguro un buon soggiorno a Roma. Cordialmente
"""
Now, since I don't speak Italian, I used Google Translate on it, and it gave me this:
"""
Dear, I inform you that you can take pictures during his visit to the gallery, without a tripod and for personal use only. It is also not possible to film the rooms and the works on display. I am available for any questions and wish you a good stay in Rome. Sincerely
"""
The actual question I asked concerned filming, and I still don't know if that is allowed because of that "also", as the translation gives me no clue about what else is not possible.
Can anyone tell me if I'm allowed to film there or not?
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7
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1745
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "8",
"text": "It actually says quite explicitly that filming is not allowed. \"Altresì\" here simply adds this second piece of information: \"In addition (to what I inform you about), filming of the rooms and art works is not possible.\" It doesn't mean that there are two things forbidden, it means \"I inform you that you can make photos. Also (I inform you), you can't film\".",
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},
{
"score": "4",
"ownerid": "1746",
"text": "\n> Non è altresì possibile filmare le sale e le opere esposte\n\nYou are not allowed to film.\nYou can only take pictures, without a tripod, only for personal use.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "70",
"text": "You're right in having doubts. The original Italian text is bad: it should be \n\n> È invece vietato filmare le sale e le opere esposte.\n\nIt's wrong to use altresì (which is the same as anche, but more bureaucratic) for adding something that cannot be done to something that can.",
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}
] |
Cosa significa "calepino" in questo contesto?
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Nel romanzo Artemisia, di Anna Banti, ho letto questa frase che descrive la pittrice Artemisia Gentileschi:
"""
Lei non ha mai saputo scrivere che la sua firma e non ha calepini che per le invenzioni delle sue Ester e Cleopatre e Betsabee: senza dire che una madre priva di marito, madre di famiglia non è.
"""
Ho cercato il significato di "calepino" in alcuni dizionari, ma non riesco a capire del tutto bene cosa vuol dire che Artemisia "non ha calepini". Significa che non ha libri?
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1
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707
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "1842",
"text": "Calepino è sinonimo di dizionario/vocabolario, a volte è inteso come un librone. In senso figurato si può anche riferire ad una persona istruita. Betsabea, Ester e Cleopatra (qui prese al plurale, dipinte più di una volta) sono i soggetti di vari dipinti della Gentileschi. Il che probabilmente significa che a parte il conoscere i racconti riguardanti quei personaggi di cui dipingeva non aveva altra istruzione. \nSe poi intendi calepino come libro è anche possibile che \"non abbia altri libri a parte quelli riguardanti storie su ecc. ecc.\" Si dice che la Gentileschi (da giovane almeno, visto che apparentemente ci sono lettere da anziana) non sapesse scrivere ma sapesse leggere un poco, quindi non la vedo un'interpretazione improbabile. ",
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}
] |
Etimologia delle parole "arzigogolo" e "arzigogolato".
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In alcune novelle di Luigi Pirandello ho letto le parole "arzigogolo" e "arzigogolato", che mi sono sembrate molto curiose. Ad esempio, nella Tragedia d'un personaggio c'è questa frase:
"""
Avere il privilegio inestimabile di esser nato personaggio, oggi come oggi, voglio dire oggi che la vita materiale è cosí irta di vili difficoltà che ostacolano, deformano, immiseriscono ogni esistenza; avere il privilegio di esser nato personaggio vivo, ordinato dunque, anche nella mia piccolezza, all'immortalità, e sissignore, esser caduto in quelle mani, esser condannato a perire iniquamente, a soffocare in quel mondo d'artifizio, dove non posso né respirare né dare un passo, perché è tutto finto, falso, combinato, arzigogolato!
"""
Anche nel racconto Il buon core appare questo stesso aggettivo: "arzigogolato".
Nella novella La maschera dimenticata si può leggere:
"""
E chi sa da che strambe ragioni era stato perciò indotto a presentarsi ora lí non invitato; e che cosa, nei misteriosi arzigogoli, nelle segrete previsioni del suo spirito conturbato, doveva rappresentare per lui questa sua partecipazione alla lotta politica in favore del figlio di don Francesco Laleva; che beneficii sbardellati se ne riprometteva, che tremendi pericoli e responsabilità si immaginava di dovere affrontare...
"""
Persino nella novella La veste lunga un personaggio, un prete, viene chiamato "don Arzigogolo".
Ho trovato nel dizionario che "arzigogolato" e "arzigogolo" sono parole che si usano per indicare qualcosa di artificioso, complicato, fatto in modo bizzarro, contorto. Mi domando, però, quale sia l'origine di queste curiosi vocaboli.
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3
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707
|
[
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "Il Treccani e lo Zingarelli se la cavano con “etimo incerto”.\nSi sbilancia di più il vecchio dizionario etimologico Battisti-Alessio: «sembra voce di struttura greca, forse da un latinizzato * archaeologāre, dal gr. archaiologéō, discuto di antichità o di cose fuori tempo; adopero uno stile archaicizzante», etimo ripreso dal Devoto-Oli che ho sotto mano (non il più recente).",
"is_selected": false
},
{
"score": "3",
"ownerid": "8",
"text": "Dal Vocabolario etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani (1907):\n\n> arzigògolo (dial. arcigògolo). Secondo alcuni comp. di ARCI, che usato come prefisso dà forza superlativa (a cui altri sostituisce il lat. ARS arte) e GÒGOLO per GOLGOLO alterazione dì vòlvolo dal lat. VÒLVO volgo in giro. Meglio il Caix da GIRIGÒGOLO, allungamento di girigòro (v. Girigogolo) mediante trasposizione di lettere nel primo elemento, cioè argi, arzi per GIRI. — Raggiro; Giro di parole ingegnoso e bizzarro; Cavillo; Invenzione grandemente artificiosa e involuta; Ordigno fatto con minuta ricercatezza. Deriv. Arzigogolare; Arzigogolóne.\n\nDal Novo dizionario scolastico della lingua italiana dell'uso e fuori uso di Policarpo Petrocchi (1899)\n\n> arzigogolo [da girigogolo] Trovata cavillosa. Parole rigirate. || arzigogolare Fantasticare.\n",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "707",
"text": "Secondo il Grande dizionario della lingua italiana, \"arzigogolo\" è un deverbale da \"arzigogolare\". Per \"arzigogolare\" questo vocabolario dà un'etimolgia simile a quella del Battisti-Alessio riportata nella risposta di @DaG, avvertendo però che l'etimo è incerto:\n\n> = Etimo incerto, forse da un lat. archeologare, dal gr. άρχαιολογεῖν, ' parlare di cose antiche, strane ' (comp. da άρχαῖος ' antico ' e λέγειν ' parlare ').\n",
"is_selected": false
}
] |
Cosa significa "come" in questa frase?
|
I feel confused with the usage of "come" in several subtitles here, for example:
"""
Prendono come ausiliare il verbo essere.
"""
Please let me know if I am wrong. I guess the subject of "prendono" are the following verbs. In addition, "ausiliare" is a noun here.
So what is the meaning of "come" in this example? It doesn't make sense with neither "how" nor "like". Thanks in advance!
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4
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6547
|
[
{
"score": "3",
"ownerid": "6577",
"text": "In this case: the Italian \"come\" must be interpreted as \"in the role of\".\nAs to the subject of \"prendono\" please see what Charo says in the comment to this answer.\nAs Charo pointed out to me:\n\n> the subject [of \"prendono\"] in sentence a is molti verbi di movimento, molti verbi di stato in luogo, alcuni verbi intransitivi, i verbi riflessivi; in sentence b is i verbi transitivi, alcuni verbi intransitivi; in sentence c is alcuni verbi.\n\nThe meaning of the whole sentence is then:\nThe following verbs need \"essere\" as auxiliary verb.",
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}
] |
Shark in Italian.
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When translating "shark" into Italian, there are two translations: "squalo", "pescecane". I would like to understand the difference between them.
Both words are used (seemingly interchangeably) in this Wikipedia article:
https://it.wikipedia.org/wiki/Carcharodon_carcharias
Having done some research online, here is my hypothesis: "squalo" is the formal term from biology, and "pescecane" is the colloquial term.
Am I right? What is the difference between these two terms?
Thank you.
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5
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2871
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[
{
"score": "18",
"ownerid": "4183",
"text": "Italian synonyms for shark\n\n\n\n\nWord\nUsage\n\n\n\n\npescecane\nThis is the newer word, entering the lexicon around the 17th century, literally meaning \"dogfish\". In the past 50 years it has decreased in popularity: and is now mostly used by the older generation and in certain regional dialects of Italian (e.g. Calabrian). This is also the term used for shark meat in culinary dishes (like the difference between cow, pig and beef, pork).\n\n\nsqualo\nThe older word, inherited from the Latin squālus. It is nowadays the more common word used to refer to sharks of any species in standard Italian. In most other Romance languages, the cognate of squālus is indeed the scientific term for sharks (e.g. French squale, Catalan esqual, Spanish escualo, Asturian escualu, Romanian scal, Ligurian squæo) but in (standard) Italian it is the general term.\n\n\ncarcarodonte\nItalianised form of the scientific name for the Great White Shark, Carcharodon carcharias (itself from the Greek word for shark, καρχαρίας (karcharías)) and as such carcarodonte is also used in scientific circles to refer to this specific type of shark. It is about as common as carcharodon is in English.\n\n\n\nAnimal synonyms in European languages generally\nHaving two words for shark isn't unique to Italian. Historically the word used for shark in many European languages referred specifically to the small species commonly encountered in/native to their waters e.g. dogfish.\nWhen the European colonial powers invaded the Americas they encountered the now more familiar much larger species of shark. Due to this, new words were adopted to describe these larger species, and eventually, through metonymy, the old words were mostly supplanted by the newer ones, having taken on a more general meaning e.g.\n\n\n\n\nLanguage\nHistoric word(s)\nContemporary word\n\n\n\n\nEnglish\ndogfish, haye\nshark\n\n\nGalician\nquenlla\ntiburón\n\n\nPostuguese\ncação\ntuburão\n\n\nSpanish\ncazón\ntiburón\n\n\nCatalan\ncaçó, peix can, ca marí, gos de mar\ntauró\n\n\nOccitan\npeis-can, verdon\nlàmia, requin\n\n\nItalian\npescecane\nsqualo\n\n\n\n\n\nSources:\n\n\nOn the origins of the Spanish word ‘tiburon’, and the English word ‘shark’∗, Jose I. Castro\nhttps://www.reddit.com/r/etymologymaps/comments/8mdqdq/request_shark/\nhttps://www.reddit.com/r/etymologymaps/comments/8nrtfu/the_word_shark_in_various_european_languages_oc/\n\n",
"is_selected": false
},
{
"score": "2",
"ownerid": "3050",
"text": "\"Carcarodonte\" is probably the formal biology term for the white shark, even though i never heard this word. You usually use \"squalo\", and your grampa would use \"pescecane\", which was a way common word in the past (eg: \"il pescecane\" in Pinocchio). \nOddly, the chinese dish \"shark fin soup\" is almost always translated as \"zuppa di pinne di pescecane\".",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "4952",
"text": "Pescecane is indeed more colloquial than squalo and it is still used quite often in the area around Trieste and the former Italian teritories where I grew up (Istra in Croatia). Older generations (my grand parents) used exclusively pescecane. Squalo being the standard Italian is used the one used exclusively in e.g. TV programs. That influence is probably the pricipal reason for the decreasing popularity of pescecane among young people in the last few decades.",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "6856",
"text": "\"Pescecane\" is indeed a colloquial term but it is not an exact synonym of \"squalo\", in fact the term \"pescecane\" is applied only to the shark species that are perceived as \"typical sharks\" in terms of both shape and predatory behaviour.\nFor example, in Italian you would not use \"pescecane\" to refer to a whale shark (\"squalo balena\") or a sawshark (\"squalo sega\" or \"pesce sega\") or a hammerhead shark (\"squalo martello\" or \"pesce martello\") and I doubt it would be used for a basking shark (\"squalo elefante\") but you can use it for most of the species who actively hunt and usually swim in mid-water, like a white shark (squalo bianco) or a thresher (squalo volpe) or a bull shark (\"squalo leuca\" or \"squalo zambesi\").\nIn other words, all \"pescicani\" are \"squali\" but not all \"squali\" are \"pescicani\" and the definition of \"pescecane\" is not rooted in biology or genetic but it merely depends on the stereotypical image of sharks we have in our mind.\nAs a final note, in biology sometimes we use \"squali\" (but never \"pescicani\") to refer to the wider group the cartilaginous fishes including also rays (\"razze\")",
"is_selected": false
}
] |
Preposizioni davanti a nomi di prodotti come WhatsApp, Facebook, Instagram.
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Quale preposizione si deve mettere davanti alle parole Facebook, WhatsApp, Instagram, ... ?
È corretto dire:
Guardare su Facebook? Scrivere su WhatsApp? Postare in Instagram?
Si può dire:
Hai in questo numero WhatsApp? - la preposizione 'in' mi pare strana; si può dire avere su questo numero?
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6
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5071
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[
{
"score": "6",
"ownerid": "",
"text": "La risposta alla tua domanda dipende dal senso della frase, quindi la preposizione può variare a seconda di quello che intendi dire. \nÈ corretto dire: “Ti mando un messaggio su WhatsApp”, ma anche: “Ti mando un messaggio per WhatsApp”. \nConsidera che spesso in italiano alcune parole sono sottintese, quindi: \n\n> “Ti mando un messaggio su WhatsApp” = sull’applicazione WhatsApp; “Ti mando un messaggio per WhatsApp” = per mezzo dell’applicazione WhatsApp;\n\nSebbene non sia una preposizione, potresti anche scrivere:\n\n> “Ti mando un messaggio via WhatsApp”.\n\nPostare su Facebook, su Instagram = postare sul sito Facebook, sul sito (o sull'applicazione) Instagram, ecc. \nSe pensi alla parola che potrebbe essere sottintesa nella frase, è più facile trovare la preposizione giusta. \nSpero che questo possa esserti di aiuto.",
"is_selected": true
}
] |
When to use conoscere, other than saying you know someone.
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I was always taught to use sapere to say that I know something and conoscere to say that I know someone. However, I get the feeling that this is just a heuristic for new speakers, and I'm wondering if there's a more correct/thorough rule for when to use conoscere instead of sapere. I'm specifically wondering about instances other than references to people, such as, "Yes, I know Janet."
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8
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "Though they both translate “to know” in English “sapere” and “conoscere” are not always interchangeable. See the following extract for details: \n\n> Sapere and conoscere are a couple of Italian verbs that are often missed or interchanged. Many think they can be used indifferently, but it is not the case. Yes, in English and some other languages there is just one verb which happens to be to know. Instead, in Italian sapere and conoscere are used with different meanings and describe a different idea, thus, it goes without saying that they are not interchangeable. CONOSCERE: Conoscere is used with people, places or things and its meaning is to be familiar or acquainted with a person, a place, a thing, a situation or an event. In short, it is possible to say that conoscere is followed just by nouns. You will never see conoscere faith another verb (which instead, is likely to happen with sapere). Conosco la geografia italiana molto bene. (I know very well Italian geography) Conosci il nuovo ragazzo francese al corso di italiano? (Do you know the new French guy at the Italian course) Conosciamo molto bene la città di Lucca, è incantevole! (We know Lucca very well …) SAPERE: Sapere means to be aware of something, and especially in the questions is often used to ask for a piece of information. Non lo so (I don’t know) Scusi, sa dove si trova la stazione? (Excuse me, do you know where is the station?) Sappiamo che è stato trovato un gatto nel vostro giardino (We know that a cat was found in your garden) To put it in another way, sapere is used when we find out something by our mental faculties, while conoscere is used when we find out something or someone by our physical faculties. SAPERE AS A MODAL VERB: SAPERE is also used as a modal verb when it is accompanied by an infinitive verb. In this case, it is used to say that you know HOW to do something, that you have an ability or a skill. So parlare molto bene italiano, ma non so cucinare per niente! Sai suonare la chitarra?\n\n(Source: italianpills.com)",
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}
] |
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Le donne rom... sono discriminati?
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In this article from Sputnik Italia website
one can read:
"""
Oggi le donne rom sono doppiamente discriminate, per non parlare di quelle che vivono nei campi che sono discriminati il triplo.
"""
Is there any reason why in the second part of the sentence it says discriminati instead of discriminate? I guess it's either a typo or a rule I'm not familiar with.
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3
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6901
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "707",
"text": "Simplifying the structure of your text, it could be rephrased this way:\n\n> Oggi le donne rom sono doppiamente discriminate. E quelle che vivono nei campi sono discriminate il triplo.\n\nIn the second sentence above there is a verb, sono discriminate, conjugated in the passive voice.\nAs in this instance, Italian passive voice can be constructed with the verb essere used as an auxiliary verb and past participle of the verb as in these examples by the linguist Luca Serianni in his book Italiano, a quite complete Italian grammar book:\n\n> (io) sono amato (voi) sarete pregati (tu) saresti giudicato.\n\nAll verb tenses that are costructed with auxiliary essere followed by past participle of the verb must have past participle gender and number agreed with the subject: there are no exceptions to this rule.\nThe subject of the second sentence above is the feminine plural pronoun quelle, so past participle must also be feminine plural. That is, it should be discriminate and not *discriminati.",
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}
] |
Qual è il significato di "schiarirsi" in questo contesto?
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Nel romanzo Il sarto della stradalunga, di Giuseppe Bonaviri, ho letto:
"""
Mi sentivo contenta anch'io e mi pareva di vedere la piazza grande, lucida dell'ultima pioggia caduta, con tutte quelle persone che parlavano e si schiarivano. Ma noi donne non possiamo uscire tranne quando è la festa e tutto il paese è fuori a vedere i santi per le strade e i palloni di cartavelina che si colorano e si perdono, come macchie rosse, fra le nuvole.
"""
Sapreste spiegarmi cosa significa "schiarirsi" in questo brano? Ho cercato il verbo "schiarire" in parecchi dizionari, ma non sono riuscita a trovare niente che abbia senso in questo contesto.
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2
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707
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[
{
"score": "3",
"ownerid": "1243",
"text": "Penso che l'accezione di schiarirsi adatta al contesto da te citato sia quella figurata che significa rasserenarsi:\n\n> In usi fig.: a quella notizia, vidi la sua fronte, o il suo sguardo, schiarirsi, rasserenarsi;\n\nDal dizionario dei sinonimi e contrari Treccani per schiarirsi:\n\n> b. (fig.) [di volto e sim., ritornare sereno: a quella notizia, vidi il suo sguardo s.] ≈ rallegrarsi, rasserenarsi, rischiararsi.\n",
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}
] |
Perché si usa l'apostrofo per indicare alcuni casi di troncamento ma non tutti?
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"Errori" di ortografia frequenti nei bambini a scuola, e negli adulti che studiano l'italiano come lingua straniera, sono nell'uso dell'apostrofo.
Quali sono le motivazioni storiche per cui:
il troncamento generalmente non lascia alcun segno diacritico (es: un altro)
il troncamento lascia un apostrofo in alcune parole (es.: po', mo')
parole che hanno perso la sillaba finale ab antiquo (non so se si possa definire troncamento) hanno un accento e non un apostrofo (civitatem > città).
Domanda bonus ma attinente: c'è una sostanziale differenza tra l'"elisione" di una > un' e il "troncamento" di uno > un, oppure il segno diacritico è puramente per marcare la differenza di genere?
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4
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8410
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "70",
"text": "Non chiamerei l’apostrofo un segno diacritico, ma non è molto importante.\nNell’ortografia italiana, così com’è oggi, ci sono alcune particolarità:\n\nl’accento grafico obbligatorio sulle parole ossitone;\napostrofo per l’elisione;\nnessun segno per il troncamento, con qualche eccezione.\n\nLe eccezioni sul troncamento sono le note parole\n\n> po’ mo’ ca’ fra’\n\n(il Treccani però dice che fra’ e frà sono meno comuni di fra), gli imperativi\n\n> da’ di’ fa’ sta’ va’\n\n(che hanno un’origine propria e indicano forme dell’imperativo sviluppatesi a fianco di dai dici fai stai vai) e altri che vogliono l’accento come piè.\nDi fatto, l’accento sulle parole ossitone era un apostrofo che indicava la caduta della sillaba finale e poi si trasferì sulla vocale. La distinzione fra accento acuto e grave è recente.\nA parte questi casi, il troncamento non si segnala. Come distinguere? La regola pratica è vedere se la parola “mozzata” ha “vita propria”:\n\n> un albero, un disegno nessun impegno, nessun gioco qual è, qual buon vento\n\n(Fra parentesi: l'italiano ha due articoli indeterminativi, cioè uno e una, solo che il primo ubbidisce alle regole fonetiche che impongono certi troncamenti.)\nSe la parola “mozzata” può essere adoperata davanti a consonante, nessun segno. Al contrario\n\n> un’ora, una vignetta\n\nL’articolo una non può essere “mozzato” davanti a consonante, quindi vuole l’apostrofo.\nSi può restare incerti se si debba scrivere pover’uomo o pover uomo, visto che pover tapin è negli immortali versi di “Ho visto un re”, ma direi che certi troncamenti usati in poesia non fanno regola.\nNon credo che la domanda sul perché certi troncamenti si segnino con l’apostrofo abbia risposta: qual è la differenza fra po’ e piè? Non ne vedo. L’unica spiegazione è che la tradizione ortografica ormai è questa.",
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}
] |
Usi e significato della parola "locazione".
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Durante la mia vita ho occasionalmente usato la parola "locazione" per indicare un luogo (ad esempio "la mia locazione attuale è Milano"), praticamente come se fosse la traduzione della parola inglese "location".
Qualche tempo fa mi è stato fatto notare che in italiano "locazione" si riferisce esclusivamente a contratti d'affitto.
Il vocabolario online Treccani riporta, oltre al significato di contratto d'affitto, anche l'utilizzo in informatica per indicare una locazione di memoria su un calcolatore (e probabilmente, visto il mio background da programmatore, questo deve essere il motivo per cui mi sono ritrovato ad usare la parola locazione in altri contesti). http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/locazione/
Cercando ulteriormente su internet in effetti la parola locazione viene praticamente usata solo per indicare un contratto. Sono riuscito a trovare un esempio di "locazione" usato per indicare un luogo qui: https://context.reverso.net/traduzione/francese-italiano/location
"""
location de gare routière à DP Děčín la locazione di una stazione di autobus a DP Děčín
"""
O perlomeno, suppongo sia tale perchè non credo si possano affittare stazioni di autobus.
Ho anche trovato questo: https://golarion.altervista.org/wiki/Incantesimi/Rivela_Locazioni Ma non vorrei che chi ha tradotto questa cosa dall'inglese abbia commesso il mio stesso errore.
Ciò che volevo sapere quindi è se la parola locazione, per quanto estremamente inusuale e conscio del fatto che se un vocabolario non riporta questo uso della parola è altamente improbabile che sia così, possa effettivamente essere usata per indicare un luogo.
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4
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5417
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "4057",
"text": "Personalmente non ho mai sentito quest'uso di \"locazione\", sospetto che tu faccia confusione con \"ubicazione\".\nGli esempi che hai trovato, come notavi, puzzano di cattiva traduzione dall'inglese (considera che il francese \"location\" ha lo stesso significato e la stessa diffusione dell'italiano \"affitto\").",
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},
{
"score": "3",
"ownerid": "1243",
"text": "Come ti è stato detto, effettivamente la parola locazione in Italiano si riferisce esclusivamente ad un contratto di affitto e non viene mai usata con il concetto di posizione oppure (come correttamente indicato da @OldManOfAran) ubicazione.\nLa frase del tuo esempio diventerebbe:\n\n> La mia posizione (oppure ubicazione) attuale è Milano\n\nPeraltro nel contesto informatico l'espressione locazione di memoria si riferisce di fatto ad una specifica posizione della memoria stessa in cui sono salvate le informazioni.",
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}
] |
Use of "prossimo" instead of "questo" referring to a timeline.
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Today is 7th June 2017. Consider the following phrase
"""
Questo sabato andiamo al mare
"""
"This" Saturday is definitely interpreted by everyone as the 10th of June.
Now consider the following
"""
Sabato prossimo andiamo al mare
"""
"Next" Saturday is often both interpreted (by many speakers) as either the upcoming 10th Saturday or the one "next" to the upcoming (the 17th).
I really had troubles misunderstanding sentences like the second because the speaker meant "weekend of the next week" or "monday of next week" according to the specific context.
There is a hint that if the "next" day can be tomorrow or 8 days later, "next" mean 8 days later when talking about a weekday.
"""
A giugno "prossimo" scadono gli interessi / Il "prossimo" giugno scadono gli interessi
"""
The above can mean June 2017 if said in March 2017, but I found it being interpreted as June 2018 if the sentence is said in May 2017
What is the official grammar interpretation for "prossimo" when referring to a timeline?
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7
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3500
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "The following extract from the Accademia della Crusca says:\n\"The adjective \"prossimo\" used with time units (names of months and days of the week) indicates the first unit of time after the enunciation. This means that the month or day referred to in the sentence is the first to come from when I pronounce the sentence; If, for example, today is Wednesday, by \"Sabato prossimo,\" I am referring to Saturday that comes three days later, that is Saturday of the current week.\"\nIl seguente articolo dell'Accademia della Crusca chiarisce l'uso di \"prossimo\" riferito ad unità temporali. Nota inoltre che l'influenza della lingua Inglese con la distinzione tra \"this e next\" possa a volte creare fraintendimenti anche in italiano:\n\n> L'aggettivo prossimo unito ad unità temporali (nomi dei mesi e dei giorni della settimana) indica la prima unità di tempo successiva al momento dell'enunciazione. Questo significa che il mese o il giorno cui si fa riferimento nella frase è il primo che arriva rispetto al momento in cui pronuncio la frase; se, ad esempio, oggi che è mercoledì dico \"sabato prossimo\", mi riferisco al sabato che viene tre giorni dopo, al sabato della settimana in corso Se la stessa frase la pronuncio di sabato, farò riferimento al sabato successivo, cioè a quello che verrà sette giorni dopo. Quando l'unità temporale considerata sia la settimana, vale lo stesso criterio per cui la settimana in corso è quella che contiene il giorno in cui sto parlando, la \"settimana prossima\" è quella successiva (dopo la domenica della settimana in corso): se ad esempio oggi, mercoledì 5 novembre dico: \"ci sentiamo giovedì della prossima settimana\" non intenderò ovviamente \"domani\", ma giovedì 13 novembre (da notare che invece \"giovedì prossimo\" in questo caso è domani). Questo uso particolare vale per tutti gli aggettivi deittici del tipo \"prossimo\", \"scorso\", \"questo\" congiunti a unità di tempo posizionali, cioè che si definiscono rispetto alla \"posizione\" dei partecipanti allo scambio dialogico nel tempo. L'incertezza nella scelta di questo aggettivo può essere favorita dall'influsso dell'inglese in cui vengono distinte le unità temporali più o meno vicine attraverso la scelta di this o next: \"this Friday\" è \"questo venerdì\", quello della settimana in corso, mentre \"next Friday\" è il \"prossimo venerdì\" quindi quello della prossima settimana. Anche l'italiano offre la possibilità di scegliere tra \"questo\" e \"prossimo\", che però assumono lo stesso valore che hanno nell'inglese soltanto quando siano usati contestualmente, contrapposti l'uno all'altro: se oggi (martedì) dico \"questo venerdì non posso, ci possiamo vedere venerdì prossimo\" intendo che sono impegnata il primo venerdì che viene, mentre sono libera il venerdì della settimana prossima; ma se dico semplicemente \"ci vediamo venerdì prossimo\" o \"ci vediamo questo venerdì\" le due frasi sono perfettamente sinonimiche.\n",
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}
] |
Sul passato prossimo, che non c'è, di ‘dirimere’.
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Come - fra l'altro - vedete nella pagina internet qui sotto, il passato prossimo del verbo dirimere non esiste, ciò che ho dovuto accertare - perché suonava male - proprio oggi quando stavo per scrivere 'Peppa, giusto ieri, ha dirimesso ogni incertezza al riguardo'.
Ciò premesso, chiedo:
1) Perché il passato prossimo di 'dirimere' non esiste?
2) Cosa è opportuno fare in questo caso per esprimere che l'azione del 'dirimere' è avvenuta nel passato?
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7
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725
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[
{
"score": "7",
"ownerid": "70",
"text": "Il verbo dirimere viene dal latino ĕmĕre con il prefisso dis. Secondo il dizionario Lewis-Short la coniugazione è ĕmo, ēmi, emptum, ĕmĕre, il cui significato è “prendere” (lo stesso di accipere).\nUna parola come promptus ha, in italiano, l'esito pronto. Quindi forse “dirento” potrebbe essere un participio passato accettabile, ammesso che sia usato; i dizionari lo negano, sembra. Viceversa, redimere, che è composto di red e ĕmĕre, il participio passato ce l'ha, redento.\nBizzarrie dell'uso della lingua. \nEscluderei recisamente dirimesso come participio passato; se proprio ti serve al passato, adopera un sinonimo come sciogliere, decidere, troncare:\n\n> Peppa, giusto ieri, ha sciolto ogni incertezza al riguardo\n",
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{
"score": "1",
"ownerid": "",
"text": "Anche in Italiano, come in altre lingue, esistono i verbi irregolari o 'difettivi' e derimere è uno di questi: \nPremessa: \n\n> Con questa scheda speriamo di risolvere i dubbi di molti lettori su forme verbali irregolari o avvertite come \"strane\" e inconsuete. Si tratta di una lista (ordinata alfabeticamente) di verbi irregolari o difettivi di cui vengono messi in evidenza congiuntivi, participi passati e altre forme che possono far nascere qualche incertezza.\n\nDirimere, passato remoto e participio passato\n\n> La coniugazione del passato remoto del verbo dirimere prevede, per alcune persone, doppie forme, ambedue corrette: io dirimei/dirimetti, tu dirimesti, egli dirimé/dirimette, noi dirimemmo, voi dirimeste, essi dirimerono/dirimettero; il participio passato non è in uso.\n\n(www.accademiadellacrusca.it)\nAggiungerei che non è un verbo molto comune e un sinonimo può essere usato a seconda dei casi:\nDirimere v.tr.(sinonimi)\n\n> (una controversia) mettere fine, concludere, terminare, porre fine, definire. (un litigio, una discussione) risolvere, appianare, aggiustare, comporre, giudicare.\n\nP.S. Wiktionary cita la seguente frase:(penso che dirento non sia corretto o veramenre raro)\n\n> I collegianti rimandarono la discussione a quando la Corte avesse dirento il conflitto.\n",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "227",
"text": "Riguardo il come esprimere quello che penso sia il senso della frase originale in linguaggio comune:\n\n```\nPeppa, giusto ieri, ha chiarito ogni dubbio al riguardo\n```\n\nPer quanto riguarda il verbo in sé, \n```\ndirimere\n```\n difetta (in quanto appunto verbo difettivo) di alcune forme (che semplicemente non esistono) e non è usato comunemente, si preferisce il sinonimo \n```\nrisolvere\n```\n. ",
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}
] |
Qual è il significato di "defilato" in questo contesto?
|
Nel romanzo Una questione privata di Beppe Fenoglio, pubblicato da Einaudi, ho letto:
"""
Uscí al torrente e i soldati riaccostarono la porta. Il tenente restò fermo un attimo solo, poi si riportò in fretta verso il centro del cortile. Ma anche lí non si senti di rimanere, quasi che la raffica potesse uccidere anche lui attraverso il muro. Si diresse a grandi passi al defilato, verso la mensa ufficiali. Come ne raggiunse lo spigolo, crepitò la raffica.
"""
Non capisco il significato di "defilato" nel brano precedente. Ho cercato il vocabolo in alcuni dizionari e ho trovato che si tratta di un aggettivo col significato di qualcosa che si trova appartata o sottratta all'osservazione. Tuttavia, qui sembra che se ne fa uso come sostantivo. Sapreste spiegarmi qual è il suo senso?
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1
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707
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "2282",
"text": "Buongiorno Charo, per estensione l'aggettivo defilato viene qui utilizzato come sostantivo per indicare una zona defilata, appartata.\nNel caso più specifico riferito al contesto in cui si svolge la scena, ovvero un contesto militare, il termine defilato indica un posto o una zona defilata alla vista del nemico.",
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}
] |
"Mi piacciono fare riferimenti automobilistici"?
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Mi piacciono fare riferimenti automobilistici o mi piace fare riferimenti automobilistici.
Le cose che mi piacciono fare o che mi piace fare.
Io direi che la versione al singolare è quella corretta, visto che il soggetto è la proposizione soggettiva implicita, ma leggendo un articolo, mi sono imbattuto nella frase che mi sta destando questi dubbi, ovvero quella da titolo.
Voi che ne pensate?
Grazie mille a chi risponderà.
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2
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7829
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "Hai senz'altro ragione: “mi piace” richiede un soggetto singolare, “mi piacciono” uno plurale.\n*“Mi piacciono fare riferimenti automobilistici” è un palese refuso, neppure una questione di grammatica. Qualcuno avrà scritto “Mi piacciono i riferimenti automobilistici” e poi avrà modificato la frase ma dimenticandosi di aggiornare il verbo.",
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}
] |
L'uistitì beve il whisky. Perché in un caso usiamo "lo" e nell'altro "il"?
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L'uistitì è una scimmietta sudamericana.
Il whisky è un superalcoolico.
Non mi vengono in mente altre parole che inizino con ui- (e chiarisco che la U ha in entrambi i casi un suono semiconsonantico). Come mai in un caso si usano gli articoli lo, gli, uno e nell'altro il, i, un? e soprattutto come mai all'orecchio degli italofoni suona giusta e direi naturale questa distinzione?
EDIT: Una risposta qua sotto mi ha ricordato un altro prestito che inizia "foneticamente" per ui- ed è pure molto più usato della scimmietta e del superalcoolico citati: il week-end.
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5
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189
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[
{
"score": "6",
"ownerid": "1901",
"text": "Treccani qui offre un'ottima spiegazione\n\n> in base alle regole di selezione dell’articolo determinativo, la forma corretta davanti alla parola straniera whisky dovrebbe essere l’, con l'elisione, come per tutte le parole che iniziano con il suono u (come per l’uomo) Tuttavia, nell’uso comune prevale la forma con l’articolo il, probabilmente per via del fatto che la w è percepita come consonante a pieno titolo\n",
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}
] |
'Amorevole' innuendo.
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A modern art critic refers to a 17th century Italian painter's pupil as his 'amorevole', quotes included.
Does this imply a possibly amorous relation between the master and his disciple or does it simply say that the young man was his favorite pupil?
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2
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1953
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[
{
"score": "3",
"ownerid": "2609",
"text": "I transform my comment into an answer.\nUsually, amorevole means affectionate and does not imply a sexual relationship, for example:\n\n> Una mamma è sempre amorevole verso i suoi figli.\n\nbut, if quotes are included, 'amorevole' may be ironic and take other meanings.\nFor example:\n\n> Il pittore Tizio era sempre accompagnato dal suo 'amorevole' allievo Caio.\n\nmay mean that Tizio and Caio were lovers.\nAnother example:\n\n> Il capo a Tizio: \"Perché mi disturbi per questa inezia? Non vedi che non ho tempo? Risolvila da solo!\" Il capo a Caio: \"Hai preparato la presentazione? Doveva essere pronta per ieri! Non voglio sentire scuse, sei sempre lento! La voglio sulla mia scrivania tra un'ora!\" Tizio a Caio, in pausa caffè: \"Oggi il capo è più 'amorevole' del solito, deve aver litigato con la moglie prima di venire in ufficio!\"\n\nIn this case amorevole is an ironic way to say the boss is hateful.",
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}
] |
What dialect is spoken in Torella del Sannio?
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My family comes from Torella del Sanio, in the Campobasso province of Molise. I learned standard Italian in school and I have difficulty understanding my family when they speak the dialect.
Is there a name for this dialect, or any way to find out more about its history and how its grammar and vocabulary differ from standard Italian?
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2
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736
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "First of all you need to clarify whether your relatives belong to any linguistic minority in Molise (Croatian? Albanese?): in that case that would not be Italian at all. Otherwise, chances are that your relatives speak Molisan dialect, probably Campobassan dialect.\nYou can read something very basic here and here: it is probably a starting point (since the differences with Italian are very many, I will not summarise them here, please refer to the sources cited at the links above).",
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}
] |
Le particelle sono sempre parte integrante del cognome?
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In questa risposta su Academia SE, un utente sostiene che se la particella del cognome è di origine nobiliare, questa va scritta maiuscola e ne è parte integrante, altrimenti va scritta minuscola e può da questo essere separata.
Ovvero:
Di Martino, Emilia
Martino, Emilia di
La seconda forma a me pare platealmente sbagliata: non ho mai visto nulla del genere, e credo sia del tutto campata in aria, magari valida in altre lingue, ma mai in italiano.
Wikipedia non lo dice esplicitamente ma prende in considerazione solo il primo caso. Altrove non ho trovato nulla. Dunque?
Nota bene: sebbene il discorso originale faccia anche distinzione tra maiuscola e minuscola, ai fini di questa domanda mi interessa solamente dove piazzare la particella: che questa sia maiuscola o minuscola può essere interessante ma non è questa la domanda.
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6
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79
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "37",
"text": "Il Nuovo manuale di stile di Roberto Lesina dice a p.134 (anche se dissento sull'uso di maiuscole e minuscole: vedi il mio commento alla domanda):\n\n> In generale, la particelle posta davanti al cognome si scrive con iniziale minuscola quando il cognome è preceduto dal nome personale; con iniziale maiuscola quando il cognome compare da solo: Luca della Robbia, Della Robbia Giuseppe di Stefano, Di Stefano Carlo Alberto dalla Chiesa, Dalla Chiesa [esempi con nomi stranieri]\n\nA parte appunto il discorso discutibile sulle maiuscole, è chiaro che sta dicendo che la particella è parte integrante del cognome (Della Robbia, Di Stefano etc).",
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}
] |
Che cosa vuol dire "per molti versi" in questo contesto?
|
Nel romanzo Le otto montagne, di Paolo Cognetti, ho letto (grassetto mio):
"""
Mi sarebbe piaciuto sapere che cosa faceva Bruno a quell’ora. Aveva acceso il suo fuocherello, o camminava da solo per la montagna, o andava avanti a lavorare fino al buio? Per molti versi, l’uomo che era diventato mi sorprendeva. Mi sarei aspettato di trovare, se non la controfigura di suo padre, almeno quella dei suoi cugini, o di uno dei muratori che una volta vedevo con lui al bar. Invece con quella gente non c’entrava nulla.
"""
Non sono sicura di aver capito il significato dell'espressione "per molti versi" in questo brano. Ho cercato il termine "verso" in parecchi dizionari, ma ci sono molte accezioni e, a volte, questo mi confonde. Significa "a causa di molti aspetti diversi" (del modo di essere di Bruno), "da molti punti di vista" o qualcosa simile?
Un'espressione molto simile, che immagino abbia un significato analogo, l'ho trovata in questo brano del racconto Cromo dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi (grassetto mio):
"""
La diagnosi era confermata e la patogenesi scoperta: si trattava adesso di definire la terapia. Questa fu trovata abbastanza presto, attingendo alla buona chimica inorganica, lontana isola cartesiana, paradiso perduto per noi pasticcioni organisti e macromolecolisti: occorreva neutralizzare in qualche modo, entro il corpo malato di quella vernice, l’eccesso di basicità dovuto all’ossido di piombo libero. Gli acidi si dimostrarono nocivi per altri versi: pensai al cloruro d’ammonio, capace di combinarsi stabilmente con l’ossido di piombo dando un cloruro insolubile ed inerte, e liberando ammoniaca.
"""
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1
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707
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[
{
"score": "3",
"ownerid": "1243",
"text": "Il Sabatini Coletti, per verso riporta la seguente accezione:\n\n> 2 Modo, maniera: non c'è v. di farle cambiare idea || per un v., sotto un certo aspetto, da un lato | in ogni v., sotto tutti gli aspetti, da ogni punto di vista\n\nL'espressione in molti versi quindi significa sotto molti aspetti, da molti punti di vista.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1043",
"text": "Significa \"in molti sensi\", \"in molti aspetti\", \"da molti punti di vista\". Il dizionario Treccani lo descrive così:\n\n> d. locuz. avv. A verso, come si deve, al giusto modo: fare le cose a v.; e con uso attributivo: un ragazzo a v., dabbene, ammodo. Per un v., da un lato, da un certo punto di vista, per un rispetto: per un v. ha ragione, ma ...; per un v. sì, per un v. no; ora per un v. ora per un altro, chi ci rimette sono sempre io; chi per un v., chi per un altro, hanno tutti torto. Per ogni v., da ogni punto di vista, in ogni modo: è una sistemazione conveniente per ogni verso.\n",
"is_selected": false
}
] |
Is "in" or "nella" more usual in this context?
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As far as I understand:
In is a preposition;
La is an article;
Nella is an articulated preposition, which is formed by the combination of in and la.
That being said, as I was writing a text, I was unsure of whether I should use
"""
È necessario prenderlo in mano in cancelleria?
"""
or
"""
È necessario prenderlo in mano nella cancelleria?
"""
The second example seems more suitable to me, as I am further specifying the object (in this case, chancellery) with the use of a definite article. Nevertheless, I am not sure about it.
Is in or nella more usual in this context? Or can I use either?
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6
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5841
|
[
{
"score": "6",
"ownerid": "37",
"text": "Both are correct and usual. The first sounds a bit more like you are talking about something that has to be done in any cancelleria, anyplace that happens to be a cancelleria, while the second might suggest that you and the person you are speaking to have in mind a specific place, and has a more direct reference to the physical place where the cancelleria is located.\nBut these are not absolute differences, and are possibly less significant than regional differences: to my ear, the former is a bit more likely uttered by someone from Northern Italy than the latter.\nP.S. I know this is not the subject of the question, but what has to be taken in mano there? As phrased, the sentence almost seems to have some sexual reference. Didn't you by any chance mean prendere di persona (in person) or something?",
"is_selected": true
}
] |
Qual è il significato di "mamozio" in questo contesto?
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Nel romanzo Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante ho letto:
"""
Alla fine lei stessa, come se in quello spazio fosse sola, cercò di sollevare il telaio, ma non ce la fece. Intervenne prontamente Marcello, intervenni io, lo appoggiammo alla parete. Poi tutti arretrammo verso la soglia, chi ridacchiando, chi torvo, chi esterrefatto. Il corpo in immagine di Lila sposa appariva crudelmente trinciato. Gran parte della testa era scomparsa, così la pancia. Restava un occhio, la mano su cui poggiava il mento, la macchia splendente della bocca, strisce in diagonale del busto, la linea delle gambe accavallate, le scarpe. Cominciò Gigliola, contenendo a stento la rabbia: «Io non ci posso mettere una cosa così nel mio negozio». «Sono d’accordo» esplose Pinuccia, «qua dobbiamo vendere e invece con questo mamozio la gente se ne scappa. Rino, di’ qualcosa a tua sorella, per favore».
"""
Ho trovato questa entrata di Wikipedia sul termine "Mamozio", ma non mi è stata utile per capire il senso che ha questo vocabolo nel brano precedente. Sapreste spiegarmelo?
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707
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{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "Si tratta di un termine dialettale napoletano il cui senso nel brano è: una figura sgraziata, non presentabile riferito alla figura della sposa, che appare compromessa (con parte della figura mancante).\n\n> Spesso si definisce “mamozio” una persona credulona, buffa, stolta e un po’ strana: ma da dove deriva questo modo di dire? Il tutto ha avuto inizio in un lontano giorno del 1704 quando a Pozzuoli durante gli scavi per la costruzione della chiesa di San Giuseppe venne ritrovata una statua senza testa appartenente al console romano Quinto Flavio Mesio Egnazio Lolliano Mavorzio. Alla scultura venne integrata una nuova testa che però risultò essere sproporzionata e molto più piccola del corpo. Il risultato causò un’armonia inesistente che dava a Lolliano Mavorzio un’aria poco credibile e molto comica. Il nome del console venne poi storpiato dagli abitanti di Pozzuoli che iniziarono a chiamare la statua “Mamozio”, termine che si è consolidato nel tempo assumendo il significato di persona tonta, stupida e dall’aria imbambolata.\n",
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}
] |
"Tradurre in" oppure "tradurre a"?
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Frequentemente ho questo dubbio: non riesco a capire quando usare "in" e quando "a" dopo il verbo "tradurre". Ad esempio, non so quando debba dire "tradurre in italiano" e quando invece "tradurre all'italiano".
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707
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "22",
"text": "Tradurre è un verbo dal duplice significato:\n\n> In senso etimologico/letterale, significa \"condurre, trasportare\" e in tal caso può reggere la preposizione a come ad esempio in \"il capo tradusse gli scolari a/verso scuola\". Ovviamente, a seconda del complemento di luogo, si usa la preposizione adeguata, quindi anche in è plausibile: \"il condottiero tradusse le truppe in patria\". Questo uso del verbo è considerato piuttosto arcaico. In senso derivato, significa \"volgere in un'altra lingua\": qui richiede la preposizione in prima della lingua stessa nei casi come: \"ho tradotto questo romanzo in tedesco\"; \"non è sempre facile tradurre in italiano\".\n\nAttenzione però, quando si specifica che la traduzione avviene da una\nlingua ad un'altra, si usano le preposizioni da/a e le loro\narticolate, oppure (cosa che a me personalmente risulta meno gradevole) da/in\ne le articolate: \"Egli ha tradotto la versione dal latino\nall'italiano\" o anche \"Egli ha tradotto la versione dal latino in italiano\".\nSi veda anche la voce Treccani.",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "751",
"text": "In italiano si utilizza normalmente il costrutto \"da... a\" ( e le sue varianti \"dallo ... allo\" ecc... ) per frasi del tipo:\ntradurre dallo spagnolo al giapponese\nmeno usata, quantomeno nella lingua parlata, la costruzione \"da... in\" .\nInvece si utilizza, sempre in modo colloquiale, la costruzione \"tradurre a...\" in casi come il seguente:\nTradurre a spanne (cioè in modo non rigoroso, grossolano).\nAd esempio, di fronte ad una traduzione approssimativa di un testo dall'italiano all'inglese si può esclamare: \"è tradotto a spanne\" ... proprio per sottolineare una traduzione maldestra e poco aderente all'originale.",
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}
] |
"-one" and "-ino" forms, what about those words that basically has suffixes "-one" or "-ino" by their own?
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In Italian "-one" suffix makes the noun as "big one" and "-ino" makes it "small one"; What about those words that basically has suffixes "-one" or "-ino" by their own such as torrone? Is there any exception that doesn't follow this rule?
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0
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1923
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[
{
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"ownerid": "37",
"text": "There are no “exceptions” because there is no “rule”.\nAnd the “rule” not being such works both ways: there are many words you can't affix -one to to mean a big specimen, unless jocularly (pane is “bread”, but no one would say seriously panone); and there are many, many words that end in -one without implying that there is the big version of something, but just happen to end in -one, like the above mentioned torrone, and mattone, bottone, furgone, montone, ottone, canzone, procione, regione, cotone and lots more.\nMoreover, there are words in -one that are related to another one, but have taken a different, specific meaning: for instance a cassetto is a drawer, but a cassettone is a chest of drawers, not a big drawer; similarly with calza and calzone, carta e cartone, santo and santone, neutro and neutrone and so on. Or subtler cases where the meaning of “big” remains, but the words are nonetheless used only in some contexts, not as a generic big item of that kind: a guantone is used only for boxing or baseball, not for a generic big guanto (glove), and analogously for tromba and trombone, tenda e tendone...\nAll of the above, of course, also apply to -ino.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "174",
"text": "In addition to what @DaG said (there are no rules), there are some ways to make an accrescitivo or diminutivo of words that happen to end with -one or -ino.\nOne technique is to use the alternative suffixes -cione and -cino. In the case of torrone, the smaller version of if would be torroncino. Jokingly, one could also construct words like torroncinone (a big small torrone).\nIn other cases, to make a diminutive of a word that ends in -ino, one can change the suffix to -etto or -uccio. A small or young bambino (that is already small or young by definition), would be a bambinetto, for example. However, being the diminutive of something that is already small, words like these usually carry some additional context-dependant meaning.\nIn yet other cases, you just cannot use a suffix. For example, from the word passione you could construct passioncina, but a word like *passionona would sound too weird (at least to my ears).",
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}
] |
Come definire siti che appartengono allo stesso gruppo.
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In inglese si usa spesso l'espressione "sister site" quando ci si riferisce ad un sito che appartiene allo stesso gruppo.
Ad esempio SE Italian e SE Spanish sono "sister sites" in quanto appartengono allo stesso gruppo. (StackExchange).
Quale è la definizione che si usa in italiano per definire la relazione tra due siti della stessa famiglia?
Espressioni come "sito sorella o sito fratello" non sono presenti in internet, mentre "sito gemello" in effetti viene usato, ma non sono sicuro che sia la definizione corretta.
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1
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "Penso si potrebbe dire sito correlato oppure sito omologo.\nNel caso che tu citi SEItalian è appunto l'omologo Italiano del sito SESpanish, in quanto ha lo stesso ruolo o meglio missione del sito in spagnolo. \nDa Treccani per il termine omologo si legge:\n\n> In genere, che corrisponde a un altro, che è della stessa specie, o ha le stesse qualità, proprietà, ecc. di un altro\n\nSono anche forniti significati particolari relativi a chimica, matematica, zoologia, botanica, medicina etc. che riconducono comunque ad un concetto di similitudine, appartenenza ad una stessa classificazione o gruppo.\nNell'ambito informatico, per estensione, il significato è sempre quello di essere un sito simile, vuoi nell'aspetto vuoi nelle funzionalità, ad un altro e di conseguenza essere raggruppato o classificato in un determinato modo.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "300",
"text": "Cercando in rete:\nQui\n\n> [...] several Ancestry.com websites (including international sites such as Ancestry.co.uk as well as our sister site, Mundia.com). ancestry.com [...] siti web di Ancestry (compresi i siti internazionali come Ancestry.co.uk così come il nostro sito gemello, Mundia.com).\n\ne qui\nViene adoperato il termine \n```\nsito gemello\n```\n\nIn gergo informatico, personalmente uso anche io questo termine, invece di esplicitare la parentela (nel qual caso in italiano sarebbe \n```\nfratello\n```\n, in quanto sito è maschile)",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "189",
"text": "Mi sono posto diverse volte questo problema per il lavoro che faccio e l'unica soluzione che ho trovato per indicare siti dello stesso gruppo è dire appunto siti dello stesso gruppo oppure, ma suona un po' buffo, siti imparentati.\nSembra che sia uno di quei casi dove un'espressione semplice in inglese non è entrata in uso in italiano anche se avrebbe una traduzione ovvia.",
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}
] |
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Cosa vuol dire "springare" in questo contesto?
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Nel romanzo Una questione privata, di Beppe Fenoglio, ho letto:
"""
Milton springò con le dita e fece cadere il sandwich nel contenitore.
"""
Potreste spiegarmi cosa vuol dire "springare" in questa frase? Ho cercato questo verbo in parecchi dizionari e ho visto che significa spingare, scalciare o anche balzare, sbalzare. Tuttavia questi significati non sembrano avere senso in questo contesto.
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707
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[
{
"score": "1",
"ownerid": "6215",
"text": "Credo che sia questo: quando si mette il ditto indice sulla base del pollice, di fatto facendo come la lettera O, come il gesto della mano per dire OK, e dopo fare pressione sul pollice con la unghia del indice, si lascia il indice avanti come ci fosse una molla dietro l'indice. Questo movimento fa l'indice calciare qualcosa che ne sia di fronte. Nel testo, lui ha calciato il sandwich in questo modo. Come ha detto @egreg.",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "5081",
"text": "Springare significa \"sgambettare\", e a quanto pare viene dalla radice germanica spring che effettivamente combacia con i commenti.\nQuesto sito ha un'ottima spiegazione: https://www.etimo.it/?term=springare",
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}
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Usage of accented vowels in words that have same spelling but different meaning.
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Is it mandatory to write accented vowels to differentiate words that are written in the same way but that have different meanings?
For example is it correct to write:
"""
Ieri ho mangiato una pesca Oggi vado a pesca
"""
or should I write:
"""
Ieri ho mangiato una pèsca Oggi vado a pésca
"""
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[
{
"score": "10",
"ownerid": "82",
"text": "No, in general, even when there are different meanings, words are written without accents. In these cases, context is the only way to desume the word meaning.\nFor a few words the accent is mandatory to give them a specific meaning: for instance, dà used as verb (verb dare, = to give), even when the meaning is clear from the context. Da could also be a preposition, so it's useful to discern the two cases.\nHere there's a vademecum form Accademia della Crusca: Vademecum sull'accento: quando indicarlo e dove pronunciarlo.\n\n> When writing, not always you have to write the accent, actually the cases when it's mandatory are a few. [..] When writing, the accent is mandatory: when the word has the accent at the end and is composed by more than one syllabe (la servitù emigrò in Perù) on the following one-syllabe words: dà, dì, è, là, né, sé, sì, tè, ciò, già, giù, più, può, scià, but be aware that the first nine words of this list have some non accented equivalents that are written without accent. [follows a list of these 9 + 9 words with relative meanings]\n\nIn general, in words like pesca, you can find the accent in dictionaries, where is shown to point out different meanings, but writing it in \"everyday life\" is an error.\nIn all the other words made by one syllable there is no written accent.\"",
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},
{
"score": "3",
"ownerid": "70",
"text": "No, we don't use accents to distinguish between words that are written the same way, but pronounced differently; the meaning and pronunciation of pesca (fishing or peach) are easily understood from the context. Actually, the fruit is pronounced pésca in many parts of Italy.\nThere are other homographic words that can be difficult to pronounce: capitano is a verb if pronounced càpitano (they happen), while it's a noun if pronounced capitàno (captain). Also ancora which is an adverb if pronounced ancóra (still, yet) or a noun if pronounced àncora. Another common word is principi: prìncipi is ‘princes’, while princìpi is ‘principles’.\nI just read today on the newspaper a letter where the missing accent in princìpi is lamented. Actually the object is wrong: the vast majority of Italian words are accented on the penultimate syllable, so the graphic accent on princìpi would be absurd; I could understand accentuating prìncipi in case of possible ambiguity. \nBut in general, accents are not marked in Italian, except, curiously, when they fall on the final vowel of the word. It's a very old orthographic convention, reminding when the fall of a final syllable was marked: cittade or bontade became città and bontà. The apostrophe was later turned into an accent.\nOf course there's no real reason, other than respecting history, to mark those accents now that the ‘full’ words are not used any more.",
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}
] |
Qual è il senso di "pasticciare" in questo contesto?
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Nel racconto Un giorno di fuoco, di Beppe Fenoglio, ho letto:
"""
Tornammo adagio a sederci sugli scalini di casa, ed io domandai a mio ziastro come potesse esser cosí mortalmente sicuro che quel carabiniere era della Bassa Italia. – Nove su dieci, – mi rispose, – nove su dieci è un napoli. Son tutti di loro nei carabinieri –. Ma la sua voce era come invecchiata, e cosí la sua faccia. Si passò le mani sulle mascelle ed era come se pasticciasse nella segatura di ferro.
"""
Ho cercato il verbo "pasticciare" in parecchi dizionari, ma non riesco a capire come le diverse accezioni che ho trovato possano avere senso in questo contesto. Per questa ragione vi chiedo: potreste spiegarmi il significato della frase "era come se pasticciasse nella segatura di ferro" nel brano sopra citato?
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1
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707
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[
{
"score": "3",
"ownerid": "1243",
"text": "Da Treccani per pasticciare:\n\n> Con sign. affine a rimestare, oppure a combinare: cosa stai pasticciando? In partic., scrivere, disegnare, comporre o fare altro lavoro, che per sé stesso richiede ordine, precisione, chiarezza (sia sostanziale sia formale o anche soltanto esteriore) in modo disordinato, confuso, poco pulito: p. un lavoro; ha pasticciato il foglio, con cancellature, sgorbî e sim.\n\nIl suo ziastro stava massaggiandosi la faccia con un movimento che ricordava quello di quando si rimesta la limatura di ferro senza uno scopo preciso. \nI movimenti non erano ordinati o precisi, erano casuali. ",
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}
] |
Problemi col “si” passivante.
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"Se una cosa non c'è, si compra."
"Se mancano delle cose, allora si comprano."
Ritengo che queste due frasi siano corrette, ma spesso le vedo accompagnate da pronomi enclitici e proclitici.
Ecco alcuni esempi:
"Li si devono comprare"
"I cioccolatini sono buoni e si devono comprarli a tutti i costi"
"Se manca, lo si compra"
Potete aiutarmi a vederci chiaro sulla situazione?
Che io sappia il si passivante non regge certi pronomi.
Forse quello impersonale, ma che è solo singolare.
Ho molta confusione in testa.
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4389
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[
{
"score": "1",
"ownerid": "5497",
"text": "Credo che \"si compra la penna\" metta l'emfasi sulla penna. \"La si compra\" invece mette l'emfasi sul fatto che c'è un soggetto impersonale che la compra.\nes 1: Al negozio si vendono tante penne = A lot of pens are sold at the store.\nes 2: Come si fa ad ottenere una penna? La si compra al negozio! = How does one obtain a pen? One buys it at the store!\nInoltre \"Li si devono comprare\" non mi sembra corretto. O si dice \"si devono comprare delle penne\" o si dice \"li si deve comprare\". Il secondo usa la coniugazione di terza persona singolare perché appunto qui abbiamo usato il soggetto impersonale che richiede il singolare sia in italiano che in inglese. (\"one buys...\"). Però hanno significati diversi che si possono vedere negli esempi e in questa frase.",
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}
] |
"di quattro in quattro".
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I'm trying to understand the following phrase from a text of the seventeenth century:
"""
Immediatemente seguiranno doi monaci con le Cotte, et Torcie accese et appresso quattro coppie de Monaci Cucallati senza Lume et in ogni interstitio di quattro in quattro seguono li doi Monaci con la Cotta et torcie Accese
"""
It's describing a procession, but I'm not sure what 'di quattro in quattro' means. Could somebody explain, either in Italian or English?
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569
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "1457",
"text": "I would translate that roughly as \"every four by four\".\n\n> Immediately two Monks will follow with the Cotte and torches lit and afterwards four couples of Monks Cucallati without Lights (or candles or torches, maybe) and in the place every four by four (couples of Cucallati) the two monks with the Cotta and the torches lit.\n\nBasically, the procession is, as far as I understand, as follow: 2 monks with torches, 4 couples of monks without torches, 2 monks with torches, 4 couples without, etc...",
"is_selected": true
}
] |
Pronunciation of words ending in consonant in Senese Italian.
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The term Senese Italian refers to the Italian language as spoken in and close to Siena, Tuscany. When a word ends in consonant, Senese Italian speakers tend to geminate said consonant and to follow it with a schwa. Thus we have for eng. bar sen.it. barrə, for eng. hotel sen.it. hotellə, for eng. pub sen.it. pabbə etc.
I'm aware of the fact that the addition of [ə] is a case of paragoge, but how would one describe the gemination? Is there an order in the application of the two rules?
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6
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1161
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "4057",
"text": "I'm not from the region, but I think the gemination in these examples is natural for the speakers due to the standard rules of the raddoppiamento fonosintattico.\nThe tonic accent is always in the last syllable in your (and DaG's) examples, so the last letter (with its schwa) is somehow treated as an unstressed particle (like in dallo, fanne etc).\nWould you observe the same phenomenon in words like compùter or bàncomat?",
"is_selected": false
}
] |
Il passato progressivo (stare all'imperfetto + il gerundio o l'imperfetto)?
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Ciao!
I was curious how the English "Past Continuous" tense is translated in Italian.
In many cases online I have seen it written as either of the two options:
1) Stare (l'imperfetto) + verbo (il gerundio)
2) Verbo (l'imperfetto)
Example: I was going home.
1) Io stavo andando a casa.
2) Io andavo a casa.
Are these both acceptable forms to convey the same message? Is one more common than the other? Does this also hold for verbs other than andare?
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3
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2592
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[
{
"score": "6",
"ownerid": "2609",
"text": "I answered to your analogous question for the present continuous, now I do the same for the past :).\nFirst of all, as DaG already told you, Italians don't usually say:\n\n> Io stavo andando a casa\n\nbut only:\n\n> Stavo andando a casa\n\nunless you want to emphasize the subject, for example (here io and tu are stressed):\n\n> Oggi io ho cucinato, io ho lavato i piatti e tu hai solo mangiato, domani o cucini tu o mi porti al ristorante!\n\nRegarding the imperfetto di stare + gerundio, it is more or less like the past continuous in English, it is used to describe an action that was occurring in the past when some other action happened, for example:\n\n> Stavo andando tranquillamente a casa in macchina quando, all'improvviso, davanti a me è sbucata (not completely grammatically correct but used) una volpe\n\nor\n\n> Stavo andando tranquillamente a casa in macchina quando, all'improvviso, davanti a me sbucò (correct but used only in formal Italian) una volpe\n\nThe imperfetto is used for habitual actions:\n\n> Quando abitavo a Milano, andavo al lavoro in tram tutti i giorni\n\nAs suggested by DaG and Denis Nardin, in some cases the imperfetto is used to interpret the English past continuous.\nFirst example (a cultured Manzoni's quotation proposed by egreg):\n\n> Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell'anno 1628, don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra […]\n\nI don't dare to translate it in English but don Abbondio was coming back...\nSecond example:\n\n> When WWII happened I was working as a beautician\n\n\n> Quando la seconda guerra mondiale scoppiò, lavoravo come estetista\n\nhere if you say:\n\n> Quando la seconda guerra mondiale scoppiò, stavo lavorando\n\nit seems that, when WWII was declared, you were at work :)",
"is_selected": true
}
] |
Qual è il significato dell'espressione "a scapito di" in questo brano?
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Nel romanzo Rossovermiglio di Benedetta Cibrario ho letto questa frase, che fa parte di una lettera:
"""
Non siamo certo davanti – questo Lei lo sa bene – a un individuo raccomandabile; quanto, pare certo, a un personaggio privo di saldi princìpi e incline a certi raggiri – prevalentemente diretti a scapito di signore – che hanno sempre come scopo ultimo il danaro.
"""
Ho cercato il significato dell'espressione "a scapito di" nel vocabolario Treccani ed ecco quello che ho trovato:
"""
frequente la locuz. a scapito di, con grave pregiudizio e danno: la diminuzione dei costi non deve essere a s. della qualità della produzione.
"""
Tuttavia, non capisco bene il senso di questa espressione nel brano precedente. Significa che gli atti del personaggio descritto nel testo facevano diminuire la sua reputazione come "signore"?
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4
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707
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[
{
"score": "8",
"ownerid": "37",
"text": "No, qui “signore” è femminile plurale. Il tale di cui si parla, evidentemente, è un truffatore ed è solito prendere in giro le donne a fini di lucro.",
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},
{
"score": "4",
"ownerid": "1976",
"text": "Anche lo Zingarelli ne dà una definizione simile, forse non proprio chiarissima.\n\n> a scapito di, con pregiudizio, danno: agisce così a scapito della nostra amicizia\n\nDunque a scapito di signore ha più o meno lo stesso significato di a danno di signore, qui nel senso dell'inglese at the expenses of... \nAltre volte sento usare a scapito di anche nel senso di nonostante, per esempio \"A scapito del fatto di essere semplicemente bambini...\"\nÈ possibile che la locuzione venga usata con altri significati, ma questi mi sembrano senz'altro i più comuni.",
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}
] |
Does the position of "ancora" affect its meaning?
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Does the position of "ancora" in the sentence affect its meaning? For instance, is there a difference between the two following sentences?
Ancora non so.
Non so ancora.
Both can mean "I still don't know" and "I don't know yet" ?
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2
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5634
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[
{
"score": "2",
"ownerid": "5648",
"text": "There is no difference between the two phrases. Sometimes you can put “ancora” at the beginning of a phrase for emphasis. For example:\n\n> Posso avere un altro piatto di pasta? Ancora ne vuoi?! Hai mangiato tantissimo!\n",
"is_selected": true
},
{
"score": "1",
"ownerid": "5645",
"text": "Yes, it's the same. \"Ancora\" can be used in other expressions, such as \"not yet\", \"more\". Get a good dictionary. \nNon so ancora: I don't know yet. \nAncora di più: More. \nAncora!: More! ",
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}
] |
Cosa vuol dire "scamuso"?
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Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto:
"""
Lo conosceva da tempo perché Cichitto ronzava attorno al negozio, veniva a mendicare, con quella voce fioca che sembrava il miagolio di un gatto sperso, e Agnello gli regalava sempre qualche banana marcia. Cichitto, che era gracile, rognoso e scamuso come un randagio, si sedeva per terra, fuori dalla bottega, e s’ingozzava subito, senza mettere niente da parte.
"""
Sapreste spiegarmi il significato di "scamuso"? Non ho trovato questo termine su nessun dizionario. Sospetto che si tratti di un termine regionale, possibilmente imparentato con il napoletano.
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0
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707
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[
{
"score": "1",
"ownerid": "1243",
"text": "In questo blog si trova l'articolo Un'antica parola napoletana: scamuso si può leggere:\n\n> Antico, icastico aggettivo napoletano presente in tutti i dizionarii d’antan dal D’Ambra al P.P.Volpe all’Andreoli e negli scritti di autori dal ‘600 alla fine dell’ ‘800 e poi non piú riscontrato negli autori piú moderni, sebbene ancóra vivo nel parlato soprattutto del popolo della città bassa, aggettivo riferito con piccole differenze sia a soggetti animati che inanimati; Riferito a soggetti animati e piú precisamente a persone significa in italiano: **rozzo, grossolano, rustico, grezzo e per ampiamento semantico si disse di persona magra ed allampanata; riferito a cose inanimate(stoffe e/o oggetti) vale nell’italiano: ruvido,squamoso,irto\n\nPiù avanti nel testo il termine viene spiegato con più precisione:\n\n> E veniamo finalmente all’aggetivo napoletano scamuso del cui significato primo (malandato etc.) ò già détto e qui rammento che è aggettivo da numerosi sinonimi (sebbene alcuni derivati da un ampliamenti semantici quali acciaccuso, acciuppecuto, ammaturo, dellicato, iétteco malepatuto; mi occuperò in coda di tali sinonimi; affrontiamo ora l’etimologia di scamuso ed escludiamo súbito la facile ma fallace tentazione di un collegamento alla voce scamunéa/éja/era s.f. che con derivazione dal lat. *scammonia/scammonea che furono dal greco skammonía indicò in primis un'erba dal cui estratto si ricavava un purgante ed indicò poi (forse per un traslato espressivo) gente vile, bordaglia, unione di monelli e, piú genericamente, plebaglia, ma ognuno vede che semanticamente è difficile trovare il collegamento tra un’erba purgativa ed un vocabolo che vale malandato, messo male mal ridotto, malsano; ugualmente non mi sento di poter accettare l’idea di chi propone per scamuso un collegamento etimologico con squamoso (cfr. antea); è vero che il significato di squamoso nell’accezione di ruvido, irto può – all’incirca – valere il napoletano scamuso come è pure vero che il nesso latino qua dà spesso il napoletano ca (cfr. ad es. exquassare→scassare) pur tuttavia non mi sento di accogliere la proposta che presupporrebbe un transito di accostamento ad un vocabolo della lingua italiana, accostamenti che ò sempre bandito e non per un colpevole provincialismo, ma in nome di un'originaria derivazione di tutte le voci partenopee dagli antichi idiomi (latino, greco ed altro); d’altro canto nemmeno mi convice l’etimologia proposta dall’amico prof. Carlo Iandolo che lègge in scamuso una s intensiva che precede l’avverbio greco kamái = a terra ottenendo da skamái→scamuso; questa proposta, semanticamente mi appare troppo debole e morfomogicamente, sforzata con quell’unione di greco skamái con un suff. latino osus/oso&→uso. A questo punto non rimane che prender per buona l’antica idea che vede in scamuso una derivazione metaplasmatica dello spagnolo (e)scamocho che accanto al significato di avanzo e resto à pure quelli di persona magra, allampanata; d’altro canto nello spagnolo è anche vivo il verbo escamochar (guastare, sciupare) che à fornito altresí il verbo napoletano scamuscià/are nei significati di afflosciare, diventar floscio e/o senza forze.\n\nAnche nel libro Eduardo. Dizionario dei personaggi di Nicola De Blasi, Bianchi Patricia compare la seguente definizione:\n\n> In Quei figuri di trent'anni fa compare l'assassino Scamuso ('rozzo, grossolano') e il ladro Scuppettella (diminutivo di \"scuppetta\", 'archibugio, schioppo').\n\nIn questo documento intitolato \nChi è stregato dallo Strega? Rilievi di stile sugli ultimi romanzi vincitori (2002-2009) ho trovato:\n\n> 101); zezzilli capezzoli” (p. 107); lorcia “sudiciume” (p. 109); scamuso “molto magro” (p. 113); alleccamussi “ceffoni” (p. 113, 176); cozzeca “crosta di una ferita”\n",
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"ownerid": "707",
"text": "A pagina 176 dello studio “Ispanismi nel dialetto napoletano” di Giovanna Riccio, a cura di Marcello Marinucci, pubblicato nel 2005 presso l’Università di Trieste, si possono leggere le definizioni di \"scamuso\" riportate da parecchi dizionari:\n\n> scamuso/-osa agg. 'ruvido, rozzo' (D'Ambra 1873); 'squamoso' (Andreoli 1887); fig. 'di uomo ruvido, scontroso' (ib.); 'modesto, di scarto, malandato' (Altamura 1968; D'Ascoli 1972). Secondo D'Ascoli (1972) la v. è da ricondurre allo sp. escamocho (intorno al 1300, trad. di Abenbassal, DCECH s.v. campo) nel suo sign. di 'persona magra e allampanata'. Altamura (1968) indica invece come base il sost. scamunera (it. scamonèa fig. 'persona malsana o uggiosa' DEI V 3368). La v. è da ricondurre alla base *squamare, cfr. scamusu 'cisposo' (Faré 8200).\n\nSono state utilizzate le seguenti abbreviazioni:\n\n> agg. = aggettivo fig. = figurato ib. = ibidem v. = voce sp. = spagnolo s.v. = sub voce / si veda sign. = significato sost. = sostantivo (ato) it. = italiano cfr. = confronta\n\nFonti:\n\n> ALTAMURA A., Dizionario dialettale napoletano, Fiorentino, Napoli 1968. ANDREOLI R., Vocabolario napoletano-italiano, Paravia, Torino 1887. D'AMBRA R., Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, Chiurazzi, Napoli 1873. D'ASCOLI F., Lingua spagnuola e dialetto napoletano, Libreria Scientifica, Napoli 1972. DCECH = COROMINAS J. PASCUAL J. A., Diccionario crítico etimológico castellano e hispánico, Gredos, Madrid, vol. I (ACA) 1987; vol. II (CEF) 1984; vol. III (GMA) 1984; vol. IV (MERE) 1985; vol. V (RIX) 1986; vol. VI (YZ) 1991. DEI = BATTISTI C. ALESSIO G., Dizionario etimologico italiano, 5 voll., Barbera Firenze 1950-1957. FARÉ A. P., Postille italiane al REW, Istituto di Scienze e Lettere, Milano 1972.\n",
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Concentrato come un laser.
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Sono alla ricerca di una traduzione valida per il termine inglese "laser-focused", riferito ad una persona che è "concentrata come un laser". Ad occhio anche la traduzione letterale è comprensibile, magari esiste un modo più elegante per tradurlo.
Edit: Il contesto è riferito ad una partita di scacchi:
"""
"Kasparov, nonstante fosse 'concentrato come un laser', non intuì che la mossa di Deep Blue era una trappola"
"""
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5
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4379
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[
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"text": "Per rimanere in ambito ottico potrebbe essere valida la traduzione con il termine focalizzata.\n\n> La ricercatrice è focalizzata sul raggiungimento degli obiettivi di ricerca.\n",
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] |
Cosa significa "trepestare"?
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Nel libro autobiografico Un grande avvenire dietro le spalle di Vittorio Gassman ho letto:
"""
Lì ti dissi un giorno, con la sincerità brutale che io trovo soltanto nei momenti di panico o nei momenti di assoluta tranquillità, che ritenevo un errore sposarci, che non credevo di amarti più con piena convinzione. E tu piangesti e trepestasti, Shelley, difendendo con caparbietà quella che forse non era più nemmeno per te la persuasione di un passo naturale, né l'obbedienza alle convenienze formali, ma l'approdo di un sogno romantico a cui non volevi rinunciare.
"""
Non capisco cosa vuol dire il verbo "trepestare" in questo brano: non l'ho trovato in nessun dizionario. Questo sito web lo definisce come "battere i piedi" e anche come "far confusione", ma non so fino a che punto si tratta di una fonte affidabile. Per questa ragione vi chiedo: qual è il significato di "trepestare"?
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1
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707
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"text": "Il termine sembra di origine dialettale toscana ed usato pricipalmente in contesti letterari. Il termine si trova nei vari di dizionari come sostantivo ma non come verbo: \nTrepestìo s. m.\n\n> [forse der. di treppicare, incrociato con calpestìo], tosc. o letter. – Confuso calpestìo o altro rumore simile: Un gran trepestio S’udiva una sera Di zampe e di ruote (Giusti); altre schiere sopraggiungevano con un tumultuoso, frenetico t. (E. Cecchi); a un tratto gli parve di sentire a destra un t. frettoloso di passi (Jovine). V. anche trapestio.\n\nTrapestìo s. m. – \n\n> Variante poco com. di trepestio (formatasi per un maggiore accostamento a calpestio o perché sentita formata col pref. tra-): dalla finestra vennero esclamazioni, trapestio (Pavese); fin da dietro l’uscio ... udì nell’interno delle stanze un trapestio (Morante).\n\nTreccani.it\nDa Il cantico, romanzo di Antonio Beltramelli - Pagina 166 (1906):\n\n> Ad un tratto udii un trepestare rapido di gente in corsa, uno stioccare di vesti sbattute, un succedersi di brevi voci, onde mi soffermai sogguardando nell' incertezza di ciò che accadeva. Non trascorsero quattro secondi che vidi alcune donne ...\n\nNgram trepestare, trepestio. ",
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Quando si usano "egli", "ella", "esso", "essa", "essi", "esse" invece di "lui", "lei" o "loro"?
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Non riesco a capire in quali situazioni è necessario o conveniente usare i pronomi "egli", "ella", "esso", "essa", "essi", "esse" invece di "lui", "lei" o "loro". Potreste spiegarmelo?
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13
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707
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[
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"text": "Egli, ella, essi ed esse, come suggerisce Google Ngram, sono stati quasi completamente rimpiazzati da lui, lei e loro, tuttavia è possibile utilizzarli in contesti molto formali, oppure se si desidera conferire un sapore di \"antico\" a livello stilistico: infatti, fino a pochi decenni fa, lui, lei e loro erano considerati un errore se utilizzati in funzione di soggetto, e si raccomandava l'uso di egli, ella, essi ed esse.\nDiverso discorso va fatto per esso ed essa, che vengono spesso utilizzati per riferirsi a sostantivi neutri (come oggetti ed animali). Si usano sia \"essi\" ed \"esse\" che \"loro\" per indicarne il plurale.",
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"text": "In generale, esso/essa si usano solo per gli oggetti (e anche in quel caso si tende a formulare le frasi in modo da evitare di usare questi pronomi). Per gli animali, dipende dal grado di \"umanizzazione\" che vuoi esprimere, comunque praticamente sempre si usa lui/lei.\nAltra questione è quella riguardante l'uso di egli/ella vs. lui/lei. La tendenza è decisamente verso l'uso di lui/lei in tutti i casi, soggetto incluso, relegando egli/ella a contesti prettamente poetici o letterari.\nPer quanto riguarda il plurale, direi che loro è più comune di essi/esse, anche se forse la disproporzione non è così grande come nel caso del singolare.\nDa notare che, molto tempo fa, egli/ella/essi/esse erano riservati per l'uso in funzione di soggetto, e lui/lei/loro in funzione di complemento. Oggi la lingua si è evoluta, e anche la Crusca riconosce lui/lei/loro come soggetto.",
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"text": "I pronomi personali soggetto di 3a persona sono:\n\negli, lui ed esso per il singolare maschile;\nella, lei ed essa per il singolare femminile;\nloro, essi/esse per il plurale. \n\n\nFonte della tabella: Enciclopedia Treccani online.\nEgli e lui si usano con riferimento alle persone (lui, specialmente nella lingua parlata, si riferisce anche agli animali e alle cose); esso è usato per animali e cose. La stessa differenza non si riscontra tra lei ed essa; la forma essa è riferita anche a persona, ma il suo uso è sempre meno comune e ha un carattere letterario o regionale. Analogamente a lui, la forma lei si riferisce, specialmente nella lingua parlata, anche agli animali e alle cose. Le forme del plurale, essi/esse, servono per indicare tanto le persone quanto gli animali o le cose; loro è usato con riferimento alle persone (e, specialmente nella lingua parlata, anche agli animali).\nNell’uso comune i pronomi soggetto egli (singolare maschile), ella (singolare femminile), essi (plurale maschile) ed esse (plurale femminile) appaiono di uso limitato; in particolare, ella è ormai desueto e usato solo in contesti burocratici o altamente formali (in questo secondo caso, in riferimento ad alte cariche religiose o civili) e di solito si accompagna all’uso delle maiuscole di reverenza:\n\nElla comprenderà, signor Presidente.\nElla, Reverendissimo Vescovo, è stata chiarissima. (Con il pronome allocutivo Ella si ricorre più spesso alla concordanza femminile )\n\nArcaico è l'uso di egli in frasi impersonali e come soggetto neutro: \"egli è che cominciavammi allora i tocchi di una malinconia dolce, profonda\" (Dossi, Opere).\nIn funzione di soggetto lui (singolare maschile), lei (singolare femminile) e loro (plurale sia maschile, sia femminile) sono nettamente prevalenti e il loro uso, a lungo avversato dalla grammatica normativa, è ormai pienamente accettato anche in contesti formali. \nIl linguista Marcello Durante ha evidenziato che egli e lui non sono semplici doppioni. Infatti egli (con ella, essa, essi, esse) serve a richiamare il nome di una persona già citato in precedenza e comunque ricavabile dal contesto (è un pronome anaforico), mentre lui (con lei, loro) si avvicina piuttosto al valore di quello (quella, quelli, quelle), in quanto non surroga soltanto il nome, ma richiama, allude concretamente alla persona. Tuttavia egli è piuttosto raro anche in quelle scritture il cui protagonista dell'azione narrata viene citato più volte nel corso del tempo. Ancor più raro di egli è il corrispondente ella o essa, ché fuor di Toscana ella ha generalmente sapore di letterarietà, ed essa non è riuscito ad imporsi dovunque anche perché già adempie all'ufficio, non condiviso da egli, di designare la cosa inanimata: ciò spiega il successo della variante lei.\nIn particolare sono obbligatore le forme lui, lei, loro anziché egli, ella, essi, esse:\n\nquando si vuole mettere in evidenza il soggetto, nel qual caso il pronome si pone dopo il verbo: ci va lui, l'ha detto lei, sono stati loro;\nquando il pronome è in funzione di predicato: non sembrava più lui, se io fossi lei, ma noi non siamo loro;\ndopo come e quando, cioè in complementi di paragone: sei bravo come lui;\ntra ecco e che relativo: ecco che lui non ci crede; \nnelle contrposizioni: lui dice di si, lei di no;\nquando il verbo è al gerundio o al participio: essendoci lui, eravamo più tranquilli;\nnelle esclamazioni ellittiche: contento lui, cntenti tutti;\nin altre espressioni mancanti del verbo ed espressioni olofrastiche: chi è stato? lui;\ndopo anche, neanche, pure, neppure, nemmeno: nemmeno loro lo hanno visto.\n\nSuggerisco infine di leggere l'articolo del Prof. Sabatini sul sito della Crusca Egli e lui soggetto.\nIl pronome di terza persona in funzione di complemento, quando indica una persona diversa dal soggetto, assume le forme lui per il singolare maschile, lei per il singolare femminile, loro per il plurale maschile e femminile: vado con lui, non mi dimenticherò di lei, fai prue affidamento su di loro.\nLe forme esso, essa, essi ed esse, in funzione di complemento, si ri riferiscono soltamente agli animali e alle cose, raramente alle persone (con riferimento agli animali si usano anche, specialmente nella lingua parlata, lui, lei, loro); il loro uso ha poi un'ulteriore limitazione: possono adoperarsi come complemento indiretto, cioè preceduti da una proposizione, ma non come complemento oggetto. Per esempio: \n\nl'aereo è il mezzo più veloce, con esso è facile raggiungere paesi lontani\nè una trama troppo debole, su di essa è impossibile costruire un romanzo\n\nma in funzione di complemento oggetto si userà la forma atona lo:\n\nvedi quel libro? portamelo (e non portami esso)\n\nIl pronome di terza persona in funzione di complemento è sé quando ha valore riflessivo, cioè quando si riferisce al soggetto della frase:\n\nha troppa stima di sé,\npensano solo a sé.\n\nLa forma atona del pronome personale di terza persona è si (=sé e a sé) nell'uso riflessivo: si guardarono allo specchio, il cane si leccava le ferite.\nAlla terza persona singolare e plurale, quando non si riferisce al soggetto della proposizione, il pronome presenta una duplice serie di forme: \n\nlo/la singolare maschile/femminile per il complemento oggetto\nli/le plurale maschile/femminile per il complemento oggetto\ngli/le singolare maschile/femminile per il complemento di termine\nloro plurale maschile e femminile per il complemento di termine\n\nPer quanto riguarda la collocazione, noteremo che loro, a differenza degli altri pronomi atoni, è posposto al verbo. La collocazione proclitica (cioè anteposta al verbo) è assai rara nella lingua di oggi; può verificarsi occasionalmente nel linguaggio burocratico in presenza di un participio: le competenze loro spettanti, le pene loro comminate.\nLoro può inoltre essere interposto tra ausiliare e participio:\n\nsi recarono al ristorante che era stato loro indicato\nle agevolazioni che hanno loro consentito di attenuare le perdite\n\ne, in generale, tra verbo reggente e verbo retto:\n\nil rifornimento di carburante ha fatto loro perdere il vantaggio acquisiti\n\nNell'italiano di oggi è sempre più frequente l'uso di gli al posto di loro: li invitai a casa e gli offrii un aperitivo (in luogo di offrii loro).\nMa si trova ampiamente attestato anche in tutta la tradizione letteraria:\n\nChi si cura di costoro a Milano? Chi gli darebbe retta? (A. Manzoni, I promessi sposi)\n\nA favorire l’uso di gli al plurale c’è anche il fatto che il pronome loro è bisillabico (e dunque tonico, a differenza di tutti gli altri pronomi personali di questo tipo) e dev’essere sempre posto dopo il verbo.\nFonti\n\nTreccani\nSerianni, Grammatica Italiana\nDardano, Trifone, Grammatica Italiana con elementi di linguistica\nRenzi, Salvi, Cardinaletti, Grande grammatica italiana di consultazione\n",
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"text": "Dalla terza elementare ti scrivo un esercizio che mi rimase impresso:\nlui (soggetto) mangia la mela (di chi?) di ella complemento\nLei (soggetto) mangia la mela (di chi?) di egli complemento\ni complementi non vanno mai sottintesi, i soggetti puoi anche farlo per rendere più scorrevole il testo:\nDiede uno schiaffo a Camilla = Le diede uno schiaffo = Egli diede uno schiaffo a lei",
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Quale forma dell'articolo si usa in questa situazione?
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Vittorio Coletti nel suo libro Grammatica dell'italiano adulto spiega:
"""
Il parlante non ha dubbi su quando può o non può usare l'articolo e quando l'uno e quando l'altro. Ad esempio, è di norma omettere l'articolo in «compro oro» (dove oro è complemento diretto), ma non potremmo dire «*oro costa caro», bensì «l'oro costa caro» (dove oro è soggetto). Però si può dire «risolve problemi» e «problemi si pongono quando...», con problemi ora complemento ora soggetto.
"""
Va bene, forse i parlanti italiani non hanno dubbi sull'uso dell'articolo, ma io ho alcuni dubbi che spero potrete risolvere.
Immaginate che entro in un piccolo negozio di alimentari. Si tratta di un negozio che non conosco, quindi non so quali articoli si vendono e, per questa ragione, voglio fare alcune domande. Cosa dovrei dire?
"""
Avete pane? Avete del pane? Avete il pane?
"""
La stessa domanda con "riso" come sarebbe?
"""
Avete riso? Avete del riso? Avete il riso?
"""
Si tratta di domande costruite col verbo "avere" e che riguardano nomi di massa. Vorrei sapere se in questo tipo di domande si usa l'articolo determinativo, l'articolo partitivo oppure l'articolo zero (cioè, nessun articolo).
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0
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707
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[
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"ownerid": "2622",
"text": "L'uso del partitivo non dipende tanto dal verbo quanto dal contesto. Se ci si riferisce ad un oggetto in particolare, allora diventa necessario l'utilizzo dell'articolo determinativo, per esempio:\n\n> \"Non riesco a trovare il riso! Eppure mi sembrava di averlo messo in questo scaffale...\" (il riso che avevo messo nello scaffale, non del riso in generale) \"Puoi passarmi l'acqua?\" (sottintendendo la bottiglia d'acqua sul tavolo) \"Hai preso le crocchette del cane?\" (le crocchette del cane, non delle crocchette per cani)\n\nInvece se ci si riferisce all'oggetto in senso generico si può utilizzare il partitivo:\n\n> \"Ho trovato del riso sul pavimento\" (non so quale riso sia, nè da dove venga) \"Può darmi dell'acqua?\" (ho sete e vorrei dell'acqua, senza specificare quale) \"Hai un cane? Vedo che hai comprato delle crocchette!\" (delle crocchette in generale)\n\nIl partitivo è sempre corretto in questo secondo caso, ma è corretta anche la forma con l'articolo determinativo così come quella senza nessun articolo, sebbene a mio parere quest'ultima sia meno usata. Nel caso di frasi negative e interrogative vi è però una maggiore propensione all'utilizzo della forma senza articolo. In ogni caso sono sempre tutte e tre corrette.\nNell'uso quotidiano, a seconda della regione italiana si tende a preferire una forma in particolare, arrivando al punto in cui le forme alternative sembrano innaturali.\nQuindi, per rispondere alla tua domanda, dipende dalla regione in cui si trova il negozio",
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"text": "Io sono un nativo italiano e userei certamente l'articolo determinativo:\n\"Avete il riso?\" / \"Avete il pane?\". Mi sembra la forma più appropriata.",
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] |
Casual versus formal jacket.
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Ciao tutti, is there a word that means “formal jacket”, as in the expression "jacket and tie" or "suit jacket”? Or is “giacca” used for all sorts of jackets, from winter clothing to formal clothing?
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5421
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"text": "Giacca (as reported by Treccani dictionary) is a generic term to indicate a male or female garment, generally made of cloth, but also leather, wool, and similar, covering the upper part of the body till below the waist, provided with sleeves. \n\n> giacca s. f. [dal fr. jaque «giaco»].Indumento per uomo o per donna, generalmente di stoffa, ma anche di pelle, di lana a maglia, e sim., che ricopre la parte superiore del corpo fin sotto la vita, ed è fornito di maniche\n\nGiacca e cravatta (jacket and tie) indicates a formal jacket, but sometimes, referring to the type of jacket we use giacca doppiopetto or just doppiopetto to indicate a formal and elegant male jacket.\nIn everyday speech the term for winter clothing would be giacca a vento or giaccone.\nOther variants of giacca like giacchino, giacchetto indicate a smaller and tight female jacket.\n\n> giacchétto s. m. [da giacchetta]. – Giacca più piccola e attillata di quella comune, di stoffa o in maglia di lana; in partic., la giacca da donna\n",
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{
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"text": "In Italy, the equivalent expression of \"jacket and tie\" or \"suit jacket,\" is generally used for an invitation to a party.\nYou can use these formulas:\n\n> “È gradito l’abito scuro”: gentlemen must wear a formal suit, ladies an elegant dress. “Dress Code: Black Tie“ (yes, in English) or “Cravatta nera”, that means that gentlemen must wear smoking, ladies an evening gown. “Dress Code: White Tie“, or “Cravatta Bianca”, that means that gentlemen must wear frac, ladies a long evening gown.\n\nGiacca, as Abarisone said, is used for all sort of jackets and outerwears used to cover the half upper side of the body.",
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{
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"ownerid": "928",
"text": "giacca da abito seems fairly common from a google search and I think it's fairly clear.",
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] |
Funivia and gondola.
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I am trying to find the most appropriate ways to translate the Italian word "funivia", which is nothing but a metal bars chair suspended together with others on a cable used to go uphill or downhill.
Stone ski resorts translate this term as "gondola". I know of no other terms, perhaps "cableway" would be one of them, perhaps someone can shed some light on this.
But, besides this, why the term "gondola", in English (to translate "funivia")? Why this choice when in Italian this is a term for a specific type of romantic boat used in particular in Venice?
Thanks.
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4590
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[
{
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"ownerid": "37",
"text": "Cableway or ropeway, as any Italian-English dictionary could tell you.",
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Come tradurre: committee?
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Come posso tradurre in italiano Committee?
Nello specifico Event Committee?
Loro sarebbero i proprietari e responsabili di un evento (non sono per forza gli organizzatori).
Posso tradurre come comitato? Come parola mi ricorda un po' Magalli. Si usa dire il comitato di un evento?
Oppure meglio usare commissione?
Grazie!
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1
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2034
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"text": "Direi che andrebbero bene sia comitato che commissione, anche se commissione lo vedrei più legato a contesti come un'esame oppure un'inchiesta.\nSi potrebbe anche usare l'Organizzazione di un evento, dove si intendono tutti i membri direttamente o indirettamente attivi nella preparazione/gestione di un determinato evento.\nIn alcuni casi particolari potrebbe essere anche tradotto come consiglio, nel caso per esempio delle facoltà universitarie.",
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Quando, e perché, 'scopare' ha assunto il significato di 'avere un rapporto sessuale'?
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Secondo il Treccani 'scopare', fra l'altro, significa:
"""
Avere un rapporto sessuale con qualcuno: non vuole s. con il primo che capita (spesso con la particella pron. si: l’ha portata a casa sua e se l’è scopata); con uso assol., avere un rapporto sessuale: lei non conosce i ragazzi di oggi … pensano solo a ballare e s. e prendere droga (Dacia Maraini).
"""
Sapreste dire quando verbo 'scopare' assunse questo significato, e perché?
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12
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12
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"ownerid": "445",
"text": "Alle sue origini anche il verbo fregare aveva un significato di diretto riferimento \nall'atto sessuale (da e.g., fricazione di corpi). Scopare potrebbe aver assunto un significato analogo nello stesso momento, questo perché l'azione caratteristica dello spazzare in terra, richiede movimenti alternati per lo più mediante un oggetto il cui manico è trivialmente riconducibile a una forma fallica (rif., diz. etim. Zingarelli).\nPer quanto riguarda il periodo invece non ho idea, ma sicuramente postumo al latino nel quale il verbo scopare ha origine tarda.\nAggiungo che ho trovato in rete che l'atto di pulire mediante ramazza era un'operazione appannaggio di mogli operose e soddisfacenti, :) considerazione che potrebbe perorare l'imporsi del nuovo significato del verbo.\nRiferimenti e letture utili:\n\nhttp://it.wiktionary.org/wiki/scopare\nhttp://betapensiero.blogspot.hk/2011/12/trombare-fottere-o-fare-lamore.html\n",
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] |
"la sindaco".. - nuova tendenza o semplicemente un typo?
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Essendo di madrelingua italiana e vivendo in Germania, non mi scandalizza affatto la, tanto discussa, femminizzazione dei titoli, delle cariche e dei nomi di professione e simili a seconda del contesto (verso una lingua, quasi, asessuata oserei dire - opinione personale questa scaturita dal parallelo con Die Feministische Linguistik che incontrai a lezione, qualche anno fa, di tedesco qui in Germania).
Leggendo qualche articolo sul sito dell Accademia della Crusca (e oltre), una interminabile discussione su wikipedia anche, Panico linguistico su nomi di cariche e professioni di genere femminile, e poi anche in italian.stackexchange, e sul sito della Treccani, mi ero abituato a usare "la sindaca" ed altri ancora, ma nemmeno il tempo di farci l'abitudine che mi ritrovo a leggere "la sindaco" da una pagina de "Il Fatto Quotidiano", ovvero:
"""
Come propone la sindaco di Barcellona Ada Colau, indicendo dal 9 all’11 giugno un incontro nella sua città, con la partecipazione degli aderenti al movimento Fearless Cities, città senza paura.
"""
Personalmente metterei in dubbio che si intenda "la sindaco" in senso ironico se non addirittura dispregiativo (Ada Colau non è una donnetta); tanto meno riesco a pensare che sia un refuso/typo/lapsus durante una qualche misteriosa digitazione (anche se lo spero).
Ad ogni modo, è possibile scrivere "la sindaco"? Qualora no, perché? Può sembrare banale come domanda, e se tale risulta chiedo venia, tuttavia dinanzi a questi nuovi termini femminili ancora oggi trovo non tanto immediato, in certi casi, una regola schietta che mi permetta di rispondere alla domanda suddetta aldilà di un approccio da madrelingua e d'uso quotidiano. Per me la grande questione era se usare il maschile "ovunque" o ammettere termini femminili per le donne scritti secondo le regole, e l uso era tra "il sindaco" e il naturale "la sindaca" (e non "la sindaco"), ma non vorrei che quelli del Fatto Quotidiano scrivano correttamente e magari inaugurano un nuovo uso del termine...
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6
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"score": "5",
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"text": "Le forme più comuni sono la sindaca... o il sindaco... seguito dal nome femminile. La sindaco sembra un'espressione eccentrica ma non di uso comune. Personalmente la eviterei. \nLa sindaca è donna, non una donna sindaco:\n\n> Fra tutti i dubbi, questo è quello che meno ci tormenta. Complice la recente elezione di Raggi e Appendino, a Roma e Torino, possiamo affermare che il sostantivo che qualifica il primo cittadino (la prima cittadina, anzi!) abbiamo finalmente imparato a usarlo come si deve: facile facile, con la a, al posto della o; al femminile, cioè, se riferito a una donna. Vale lo stesso per l'utilizzo di ministra, sdoganato a tutti gli effetti. E a chi cerca le vie di mezzo e insiste a definire Boschi la ministro, ecco l'esempio a cui guardare: direste mai la maestro, pur avendo la versione femminile di quella parola, lì, a portata di mano?\n\n(www.repubblica.it)\nCome si dice correttamente sindaco al femminile? È corretto chiamare \"sindaco\" anche una donna?\n\n> Non siamo di fronte a una questione di correttezza grammaticale, ma di adeguatezza nel trattare i nomi di mestiere al femminile. *Chi scrive il sindaco Anna Rossi non sbaglia, semplicemente preferisce usare il nome di mestiere sindaco trattandolo come se fosse una sorta di “neutro”, inclusivo dei riferimenti di genere maschile e femminile, che si riferisce a una categoria professionale in termini di funzione generale. Chi scrive sindaca adopera con efficacia le risorse flessive messe tranquillamente a disposizione dalla nostra lingua: sindaco/sindaca, avvocato/avvocata, postino/postina, ecc. seguono la normale alternanza nominale di genere maschile/femminile, espressa attraverso le uscite -o e -a.\n\n(www.treccani.it)\nCi sono alcuni altri esempi dell'uso \"la sindaco\" come: \nDa Dalle pratiche di partecipazione all’e-democracy: Analisi di casi concreti ...\n\n\n> Cinque anni dopo la sconfitta del 1999, per vincere le nuove elezioni contro la sindaco uscente, Giustina Destro, su consiglio del suo regista per la campagna elettorale, Marco Marturano, che cinque anni prima aveva portato alla vittoria la candidata Destro.\n\nDa \nEducazione democratica per una pace giusta:\n\n> La sindaco di Napoli trovava significativo che tutte le personalità studiate nel mio volume avessero « condiviso, seppure in tempi e contesti profondamente diversi\n",
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}
] |
"Ora sono in regola": uso dell'espressione "essere in regola".
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Care e cari, sto traducendo un romanzo italiano dove una migrante dice:
"""
Ora sono in regola.
"""
So che vuol dire che i suoi documenti sono in regola, che ha dei documenti. Però, quel che mi interessa è: questa frase esatta è marcata?, è un po' slang?, o no? (linguaggio perfetto o linguaggio burocratico?)
Italiani, forza a tutti dal cuore, un saluto dalla Slovenia.
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4
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6191
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[
{
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"ownerid": "2876",
"text": "L'espressione \"Essere in regola\" è a mio avviso colloquiale e non burocratica; un'espressione analoga, leggermente più formale è \n\n> avere i documenti in regola\n\nNel caso \"burocratico\" l'espressione corretta dovrebbe essere secondo me\n\n> avere documenti validi\n\noppure\n\n> essere in possesso di documenti validi\n",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "37",
"text": "Trovo che “essere in regola” sia normale italiano standard, non burocratico, ma neppure particolarmente colloquiale o gergale.\nSi trova la locuzione “in regola” per esempio nella voce “regola” del Treccani (al punto 1.d), senza particolari marche d'uso. Idem per il dizionario di De Mauro che registra proprio la locuzione “in regola”.",
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}
] |
What does 'ni' mean as the suffix of people's names?
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Italian names like
Paganini
Berlusconi
Antonioni
Pasolini
Fellini
share the same suffix “-ni”. What does that mean?
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2
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1815
|
[
{
"score": "7",
"ownerid": "37",
"text": "There is not a single meaning, and -ni cannot be considered to be a single suffix. The three examples you give show at least two different cases.\n\n-ini is often the plural form of an original -ino, which is most of times the suffix for a diminutive form (coltello, knife; coltellino, little knife, cutter).\n-oni is, analogously, often the plural of -one, the way augmentative words end (libro, book; librone, big book).\n\nSo, some of those surnames might have originally been nicknames for some little or big person (“Antonione” could be a big man whose name is Antonio); and then the plural denoted their relatives.\nThese are not the only possibilities, though. For instance, -ano (plural -ani) often denotes the place someone comes from (Romano, from Rome; Padovano, from Padua). Several Italian surnames were born like this (Romani, Padovani).\nTL;DR: There is not a single -ni suffix; at the very least, one has to consider the last vowel before it (-ani, -ini, -oni).",
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},
{
"score": "4",
"ownerid": "55",
"text": "They share the same suffix, but for different reasons.\nAntonioni could be a \"gentilizio\" (en: gentilitial), that indicates the family's origin (Antonio family).\nThe others, as DaG said, could indicate nickname or provenance.\nIf you are curious you can find meaning and origin of Italian surnames here: Cognomix.",
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}
] |
Maiuscola per la parola Sibilla.
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Non riesco a capire il motivo per cui in molte fonti trovo scritto "Sibilla" con la lettera maiuscola. Teoricamente dovrebbe essere un nome comune visto che le sacerdotesse erano più di una e quindi essere scritto in minuscolo. Vorrei capire quando metterlo con la lettera maiuscola e perché.
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5
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223
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[
{
"score": "12",
"ownerid": "17",
"text": "Quando il termine è in minuscolo indica una categoria, come nella frase, tratta da Wikipedia\n\n> Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente.\n\nTalvolta invece il termine viene utilizzato come titolo onorifico, come nel caso della Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica\nTale titolo trae probabilmente la sua origine dal nome proprio Sibilla. Sempre da Wikipedia:\n\n> In origine Sibilla (dal greco Sibylla) era un nome proprio di persona. Probabilmente era quello di una delle sibille più antiche, la Sibilla Libica, come ci attesta Pausania.\n",
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},
{
"score": "5",
"ownerid": "87",
"text": "Come si può leggere sul vocabolario Treccani, quando ci si rivolge ad una delle veggenti della Grecia Antica, si è soliti usare la lettera maiuscola, mentre nell'utilizzo scherzoso del termine, ove si indica una comune indovina, verrà preferita l'iniziale minuscola. Ad esempio:\n\n> La campitura sulla Sibilla Cumana\n\noppure\n\n> La campitura sulle sibille\n",
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}
] |
Sul significato in uso del verbo implementare.
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Tempo fa pensavo di sapere cosa significasse il verbo "implementare", che ho sempre usato nel senso di "realizzare praticamente qualcosa che prima era stato specificato solo a livello di progetto".
Sempre più spesso però vedo che questo verbo viene impiegato con un altro significato, per me piuttosto diverso, ovvero "migliorare" o "rendere più performante qualcosa", come nella frase:
"""
Il sistema è stato implementato con un aumento della memoria,
"""
dove non si intende che il sistema è stato realizzato con più memoria rispetto a quanto previsto nel progetto, ma semplicemente che si è aggiunta memoria ad un sistema già esistente.
Su alcuni dizionari ho trovato entrambi i significati, addirittura qui ho trovato indicato prima il significato che io ritenevo errato.
Dato che in molti casi i due significati contrastanti potrebbero trarre in inganno, vorrei sapere qual è il vero significato del verbo.
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4
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1782
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[
{
"score": "6",
"ownerid": "37",
"text": "Nei dizionari di cui personalmente mi fido di più, il Treccani e lo Zingarelli, è presente solo il significato di base che dici: «dare pratica realizzazione a un piano» e sue sfumature, coerentemente con l'etimo. Il verbo, anche con questo significato, è un calco dall'inglese molto recente (lo Zingarelli lo fa risalire al 1983); ritengo che l'altro significato sia ancor più recente e forse originato da un uso erroneo.\nD'altro canto, è innegabile che venga usato anche nell'altro senso: quale dei due sensi sia prevalente quantitativamente si potrebbe sapere solo esaminando un corpus di testi.\nPersonalmente, spero che non si diffonda più di tanto il secondo senso, proprio per evitare i malintesi a cui accenni.",
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}
] |
Esiste una parola per "schioccare la lingua"?
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Osservo che in Italia, in contesti informali, talvolta si usa un breve schiocco della lingua in luogo di "No", tipicamente in risposta a una domanda del tipo sì/no.
Esiste una parola che indichi appropriatamente l'azione di schioccare la lingua in segno di diniego?
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2
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591
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "Si chiama consonante clic o, come hai visto, 'click' \nIn termini tecnici 'fonetici' si definisce una consonante non polmonare centrale dentale (o anche alveolare) e si indica con un punto esclamativo / ! /\nIn italiano comune non si può definire schiocco: con questo termine si indica il rumore o di un bacio (tramite aspirazione: 'smack') o di una frusta o della sua imitazione con la lingua per incitare un cavallo, in questo caso è un 'clic laterale'\nSe conosci l'inglese questo suono, che ripetuto indica disapprovazione anche in italiano, si trascrive 'tut-tut' in BE and 'tsk-tsk' in AE.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "3383",
"text": "Si può dire certamente anche schiocco. Il Garzanti porta:\n«agitare, muovere, sfregare in modo da produrre uno schiocco: schioccare le dita; schioccare la lingua, appoggiarla al palato e staccarla di scatto così da produrre un rumore secco; schioccare un bacio, dare un bacio producendo uno schiocco»\nvedi http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=schioccare \nPerò sarebbe buono conoscere un termine \"tecnico\", con cui magari si descrive il fenomeno da secoli. Chissà se l'origine è un'antica lingua o la fantasia popolare...",
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}
] |
Origine dell'elisione dello spazio in "viceversa".
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Qualcuno sa come mai la locuzione latina vice versa in italiano ha perso lo spazio diventando una parola unica (tra l'altro, non sono sicura che sia scorretto scriverla come due parole in italiano, presumo che in tal caso verrebbe percepita come forma latina)?
Si noti che in inglese si scrive in due parole.
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5
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22
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "\"Viceversa\" è dal latino \"vice versā\" o anche \"versā vice\".\nSi tratta di un ablativo assoluto.\n\"Vice\" è l'ablativo singolare di \"vicis\", \"vicenda\", sostantivo femminile; \"versa\" è il participio passato di \"vertĕre\", \"volgere\", terza coniugazione.\nQuindi \"vice versā\" è \"rigirata la faccenda\".\nIn italiano il sintagma latino si è fuso in un elemento lessicale unico di natura avverbiale, benché raramente in passato sia rimasto in uso come locuzione avverbiale (forse solo come citazione colta in latino?).\nCome osserva DaG, questo caso sembra essere molto simile agli avverbi italiani che finiscono in \"-mente\", anche questi ottenuti per fusione di sintagmi latini originariamente in ablativo assoluto (\"fermamente\", da \"firmā mente\", \"con animo fermo\"). Si parla qui di univerbazione per grammaticalizzazione.\nLa mia opinione è che anche \"viceversa\" sia un caso di univerbazione, più che di composizione come avevo ritenuto inizialmente.\nCitando Sabatini e Coletti, Livio Gaeta sostiene che «quanto più un’unità del genere è d’alto uso, abituale, tanto più se ne è affermata la variante grafica (e, in fondo, anche fonetica) univerbata».\nPer verificare se in italiano la forma \"vice versa\" sia stata in passato usata, si può cercare tra i testi di liberliber: si nota che alcuni testi sono effettivamente in latino, altri in francese, in un caso vi è addirittura una battutaccia (\"il Vice versa\", sta versando). In alcuni casi, come nella lettera di Quirico Filopanti ad Enotrio Romano (Giosuè Carducci), non si capisce se \"vice versa\" debba intendersi come espressione latina colta; in alcuni casi si potrebbe ipotizzare che sia un refuso, quando nello stesso testo normalmente si usa in forma univerbata e vi si trova un'unica occorrenza alternativa; in altri casi ancora viene forse usata volutamente in maniera da evocare reminiscenze latine. Quindi, in conclusione, rimane il dubbio, non vi sono occorrenze in cui sia certo che l'autore non abbia intenzionalmente usato la forma latina.\nDa notare anche che cercando nel sito classicitaliani, si trova solo la lettera di Quirico Filopanti e due documenti in francese. \nGoogle Books Ngram Viewer comunque suggerisce che in italiano la forma di gran lunga più diffusa sia sempre stata quella univerbata. I dizionari non contemplano l'uso della variante grafica separata.\nEmilio Manzotti (Università di Ginevra), in Similarità e simmetrie tra stati di cose. Il caso di viceversa dedica un intero saggio agli usi di \"viceversa\" - è molto interessante, anche se non sembra dire nulla circa il passaggio da \"vice versa\" a \"viceversa\".",
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}
] |
Significato di "copione" in questo passaggio.
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Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto:
"""
Quando tornai a Roma, frugai tra le carte di mio padre. Erano conservate nella casa di famiglia che avevo lasciato da anni, in volenteroso disordine, in due stipi di metallo. C’erano pile di cartelle colorate, scatole da scarpe stracolme di fogli, carta velina, giornali scompagnati, dattiloscritti, copioni. Speravo che avesse scritto dell’America.
"""
Ho cercato il termine "copione" in parecchi dizionari, ma non mi sembra che quello che ho trovato, cioè, la sceneggiatura di un film o di uno spettacolo teatrale o del testo di una trasmissione radiofonica o televisiva, sia il senso di questo vocabolo nel brano sopra citato. Potreste spiegarmi che cosa vuol dire?
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2
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707
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "1243",
"text": "Da Treccani per copione:\n\n> copióne s. m. [accr. di copia]. – Nel linguaggio di teatro, testo di un lavoro drammatico affidato alla compagnia (un tempo manoscritto), che viene distribuito per l’apprendimento e le prove agli attori (oltre che al regista e al suggeritore), e dal quale vengono estratte le parti staccate per i personaggi secondarî: recitare a c., attenersi al c.; battuta non prevista dal c. (o fuori c.), improvvisata dall’attore; estens. e fig.: è sempre il solito c.; non com., parlare, agire a c., senza spontaneità, secondo quanto già stabilito in precedenza, o seguendo indicazioni e prescrizioni esterne. Per estens., la sceneggiatura di un film, il testo di una trasmissione radiofonica o televisiva.\n\nNel contesto da te citato era il manoscritto detto anche sceneggiatura e serviva agli attori per prepararsi alla parte. \nSecondo Hoepli:\n\n> Copia del testo di un'opera drammatica destinata alla rappresentazione, utilizzata spec. dagli attori e dal regista durante le prove || Sceneggiatura di un'opera cinematografica || Testo di una trasmissione radiofonica o televisiva\n",
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}
] |
Un panino freddo.
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Stavo usando Busuu correggendo qualche esercizio di persone che stanno imparando l'italiano e mi sono imbattuto in una persona che, durante una simulazione di una interazione in un bar, chiedeva di avere "panino freddo".
Ora, a mio parere, non è grammaticalmente sbagliato, né semanticamente sbagliato, ma non riesco a capire perché mi suona una frase strana. Se penso a come io farei passare il messaggio, aggiungerei un "senza riscaldarlo" o aspetterei di ricevere la domanda "te lo riscaldo?" dal barista.
È la mia sensazione sbagliata o effettivamente c'è qualcosa che non va? Se sì, cosa?
Edit: Per chiarire, l'altra persona è spagnola e la frase completa dell'esercizio è "Buongiorno, vorrei un panino freddo e, da bere, una bottiglia grande di acqua frizzante, grazie".
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2
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6267
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "Confermo che ordinare “un panino freddo” non ha nulla di “sbagliato”, dal punto di vista grammaticale o altro. La questione è solo che se un madrelingua italiano ordina un panino e lo desidera così come è esposto nel bancone del bar senza farselo scaldare, in genere non gli verrà in mente di usare le parole “un panino freddo”: in questo senso non è quindi un modo idiomatico per formulare l'ordinazione. Un'espressione così farebbe pensare a un ipotetico prodotto consistente in un panino espressamente raffreddato, così come il tè freddo è costituito da tè messo in frigorifero dopo essere stato preparato.\nSe proprio il parlante volesse sottolineare che il panino non va scaldato – per esempio perché sa che in quel bar li scaldano sempre senza chiedere conferma, o perché in genere se lo fa scaldare ma quel giorno no – probabilmente si esprimerebbe in un altro modo. Direbbe che panino vuole e aggiungerebbe “Non me lo scaldi, per favore / Me lo dia così com'è” (o in mille altri possibili modi).\n\nMetto “sbagliato” tra virgolette perché la linguistica moderna non prescrive che cosa è giusto e cosa è sbagliato; studia i fenomeni linguistici come altre scienze studiano le specie di insetti o i fenomeni subatomici. Quello che potremmo dire, volendo, è che “un panino freddo”, in questo contesto, sia pragmaticamente “sbagliato”, cioè non corrispondente alle attese dell'interlocutore o degli altri parlanti presenti.\n\nÈ possibile, ma non essenziale ai fini del valutare l'uso dell'espressione, che in chi ha pronunciato questa frase si sia verificata una contaminazione con la propria lingua madre, visto che – come segnala @Charo – in castigliano e in catalano è usuale chiamare un certo tipo di panini bocadillos fríos (cast.) o entrepans freds (cat.) e un altro tipo bocadillos calientes (cast.) o entrepans calents (cat.).",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "6017",
"text": "A mio parere, la frase\n\n> Buongiorno, vorrei un panino freddo e, da bere, una bottiglia grande di acqua frizzante, grazie.\n\nnon ha niente di sbagliato. I commenti sotto la domanda dicono che non si chiede un panino freddo perché i panini sono naturalmente freddi: allora è bizzarro chiedere un \"buon caffè\" o un \"caffè bello caldo\"? Il fatto che la persona che parla sia spagnola, e perciò ha in mente una distinzione tra panini caldi e freddi che in Italia è ritenuta non comune, è irrilevante, per diversi motivi.\nIl primo è che la distinzione potrebbe esserci, dipende dal ristoratore e dal tipo di panino: un panino con vitello tonnato probabilmente non si scalda, ma uno con prosciutto e formaggio può essere preferito caldo o freddo anche secondo la temperatura del momento e soprattutto i gusti dell'avventore.\nIl secondo motivo è che non credo che si debba fare un'analisi della bizzaria di una frase secondo la nazionalità di chi la dice. Allora una frase sarebbe non idiomatica se detta da uno spagnolo, ma perfettamente normale se pronunciata da un cinese?\nIl terzo motivo riguarda il significato di idiomatico. La sua definizione (es. http://www.treccani.it/vocabolario/idiomatico) non dice molto sulle implicazioni. La spiegazione di wikipedia è più utile (https://it.wikipedia.org/wiki/Frase_idiomatica) perché ne cita una:\n\n> locuzione di significato peculiare proprio di una specifica lingua, la cui traduzione letterale in altre lingue può non aver senso logico\n\nEsempi di tali frasi sono \"prendere Roma per toma\", \"andare a ramengo\", \"avere le mani in pasta\". Nel caso di \"panino freddo\" non esiste questo tipo di ambiguità, la frase significa esattamente quello che dice, non è idiomatica.\nSi può pensare allora di prendere la definizione di idiomatico al contrario, cioè dire che \"panino freddo\" non è idiomatico e quindi è strano. Ma ritengo che questo ragionamento sia sbagliato, in questo caso. Sarebbe giusto se, dato un concetto da esprimere, si scegliesse una frase che normalmente non si usa perché una frase fatta per tale concetto già esiste ed è molto comune; per esempio per dire che si va a mangiare cena con Mario a casa sua, si potrebbe dire (esempio tratto da un commento recente in un altro post):\n\n> Vado a mangiare nella casa di Mario\n\nche effettivamente è corretta ma non comune; le scelte più ovvie di un madrelingua italiano sarebbero\n\n> Vado a mangiare da Mario Vado a mangiare a casa di Mario\n\nQuindi, per concludere, se una persona desidera ordinare un panino freddo (e i motivi potrebbero essere diversi), non può che dire \"voglio un panino freddo\". La frase è corretta in tutti gli aspetti che riguardano la lingua italiana, e continuerebbe a esserlo anche se, per proclama del Re, fosse vietato ordinare panini freddi: intendo dire che la grammatica italiana prescinde da altri ambiti e le discussioni sull'Italiano dovrebbero fare altrettanto.",
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}
] |
Può una coordinata essere una subordinata allo stesso tempo? (considerando la relazione ad altre frasi).
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Ho un dubbio sostanziale sull'analisi del periodo.
Considero e andare con lui al parco dell'esempio seguente una semplice coordinata alla subordianta interrogativa indiretta (lo è rispettivamente a "se volevo abbandonare per un giorno la scuola") oppure la considero a sua volta una subordinata interrogativa indiretta (lo è se penso che potrei mettere un se nella frase e avrebbe esattamente lo stesso valore di "se volevo abbandonare per un giorno la scuola"). E se fosse una subordinata interrogativa a sua volta di che grado sarebbe? Primo?
"Abbiamo parlato un po’ e ad un tratto il mio amico mi ha chiesto se volevo abbandonare per un giorno la scuola e andare con lui al parco"
Abbiamo parlato un po’ =principale
e ad un tratto il mio amico mi ha chiesto=coordinata alla principale
se volevo abbandonare per un giorno la scuola=subordinata interrogativa indiretta
e andare con lui al parco=coordinata alla subordinata interrogativa / subordinata interrogativa
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1
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1140
|
[
{
"score": "5",
"ownerid": "189",
"text": "Sì. La coordinazione e la subordinazione sono rapporti tra proposizioni, non sono attributi della proposizione a sé stante.\n\n> (1) Abbiamo parlato un po’ e (2) ad un tratto il mio amico mi ha chiesto se (3) volevo abbandonare per un giorno la scuola e (4) [volevo] andare con lui al parco\n\nIl rapporto tra (1) e (2) è di coordinazione. Il rapporto tra (2) e (3) è di subordinazione. Il rapporto tra (3) e (4) è di coordinazione. Il rapporto tra (2) e (4) è di subordinazione. Tra la (1) e la (3) o la (4) non c'è nessun rapporto.\nLa (4) è una subordinata della (2) e anche una coordinata della (3).",
"is_selected": true
}
] |
Article "la" before women names.
|
I spent some time in a few of the northern provinces of Italy. When I was in Tuscany I noticed that when mentioning a woman by name they would use the feminine article "la" with the name, e.g. "la Sara" instead of "Sara". Is this just a quirk of the Toscanacci, or does it happen elsewhere? And in formal Italian is this incorrect?
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1
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5076
|
[
{
"score": "2",
"ownerid": "5073",
"text": "This is incorrect in formal Italian but used in informal Italian in northern Italy. In some places like Lombardy article \"Il\" is used before masculine names too, like \"Il Mario\" or \"Il Giuseppe\" ",
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}
] |
The difference between "la settimana scorsa" vs "la scorsa settimana"?
|
Is there any difference between the two phrase
```
la settimana scorsa
```
vs
```
la scorsa settimana
```
?
For instance, I found the following sentence in my Rosetta Stone program:
"""
Mio padre è morto la scorsa settimana.
"""
But while I don't remember the sentence, I also read the sentence that uses
```
la settimana scorsa
```
.
Similarly, does the
```
la settimana prossima
```
have the same meaning as
```
la prossima settimana
```
?
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8
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962
|
[
{
"score": "5",
"ownerid": "",
"text": "No there is no difference in meaning between:\n\n> la settimana scorsa/prossima\n\nvs \n\n> la scorsa/prossima settimana.\n\nNgram shows that usages of both forms are common. \n\nYou can refer here for rules regarding adjectives order in the Italian language: \n",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "1553",
"text": "The two options are identical in the meaning, in some regions \"la scorsa settimana\" is used more often than \"la settimana scorsa\" in others is the opposite ( depends on the dialect influence),anyway depends also to the position in the sentence: \"la settimana scorsa sono stato in montagna\" is more common than \"la scorsa settimana sono stato in montagna\". But you have to know that the difference is pratically zero.",
"is_selected": false
}
] |
«Quando c'è l'alta marea anche i relitti galleggiano. Noi siamo i relitti».
|
Vi risulta che quest'espressione esista e significhi coerentemente qualcosa?
«Quando c'è l'alta marea anche i relitti galleggiano. Noi siamo i relitti»
Se sì, qual è l'origine?
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1
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725
|
[
{
"score": "2",
"ownerid": "",
"text": "Sembra che la frase sia stata coniata da JFK riferendosi alle dinamiche di crescita dell'economia e il sogno americano: \n\n> Forza alimentatrice di tale ascensore sociale – la famosa “l'alta marea che fa galleggiare tutte le barche\" di J.F. Kennedy – è l’aumento della produttività del fattore lavoro.\n\nL'espressione nella domanda sembra una elaborazione di questa più nota e penso si riferisca al fatto che, se l'economia riprende, ne beneficiano anche le entità più inefficienti (i relitti). \nLa frase è stata pronunciata da Matteo Salvini a Ballaro, riferendosi alla difficile condizione economica italiana. ",
"is_selected": false
}
] |
Dialogue punctuation.
|
What is the right punctuation for this dialog (direct speech) in Italian?
"I am John," he said. "Who are you?"
"Io sono John", disse. "Tu chi sei?"
I know I'm supposed to delete the double quotes and use (em or en) dashes instead, but I'm not sure how many of them I need, and where to place them.
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3
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4326
|
[
{
"score": "3",
"ownerid": "1243",
"text": "The punctuation you wrote is right.\nIn general in Italian for direct speech the following rules apply:\nUsually direct speech is introduced by declarative verbs followed by, in the order, colon, a space and a punctuation sign chosen among one of the following:\n“...” inverted commas (or quotation marks)\n«...» angled quotes (or guillemets) \n–...– dashes\nDirect speech statements are enclosed between these diacritical signs.\nFor example:\n\n> Mi è dispiaciuto che tu non abbia detto: «Accetto volentieri la tua proposta» – Vado e torno, – disse.\n\nHowever in contemporary Italian, especially in some particular text types like newspapers articles and literary prose, these signs can be missing or replaced by others.",
"is_selected": false
}
] |
What does the sound "eh" (rising intonation)—as an answer to a question—mean?
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What does the sound "eh" mean (with rising intonation)?
It's difficult to describe the sound I mean, but I suppose it's a drawn out /œ/ or /ø̞/, with quickly rising intonation. Some speakers rise a lot the intonation, but others start high already and so don't rise the intonation very much.
Italians often reply this sound when asked a question to which the answer would be "yes," but it's something more than that.
E.g. something like "Has your wife got a dog?", to which the reply is "Eh!" (meaning that she not only has 5 dogs, but runs a dog breeding business).
Can someone explain the meaning to me?
I live in Piedmont, I don't know if it's common across all of Italy.
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2
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833
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "591",
"text": "If I understood correctly what you mean, I think the most appropriate onomatopoeia is \"eh!\".\nIt is indeed pronounced roughly like \"ö!\" (although the sound can be more or less open depending on the speaker), but it's longer than a normal vowel and the intonation is ascending.\nThe meaning of this sound is, \"altro che!\", \"eccome!\": your answer is not simply affirmative, but strongly affirmative.\n\n> \"Tua moglie ha dei cani?\" \"Eh! [as in: Altro che se ne ha!, Ne ha parecchi!, etc.]\"\n",
"is_selected": true
},
{
"score": "1",
"ownerid": "",
"text": "You can check , chose and hear the sound you mean here.\nYou where right it is a sound in the quadrant of u, but it has no r-colour.\nIt is not listed in IPA, as is not a single sound but it is like a glide between 'ɵ' and 'ʊ', and maybe still a bit backward (to u): / ɵɵɵʊ/\nIt has been explained that it means: 'e[c]come (no)!', another good equivalent is : 'hai voglia!'",
"is_selected": false
}
] |
Sono fatti così. Non c'è da prendersela.
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I'm a bit puzzled by this construction. My attempt is:
"They're like this. It's not worth getting angry about"
I understand 'prendersela', but not the 'c'è da' part.
Any help is appreciated.
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2
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2398
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "2080",
"text": "C'è da is another way to say bisogna, so non c'è da prendersela means \"(there's) no need to get angry\", \"you should not get angry\". Similar constructs are non c'è da stupirsi, non c'è da preoccuparsi, c'è da fare.\nYou might hear Sei da amare (and similar), i.e. \"You're a treasure\", or something like Quei tizi sono da evitare, i.e. \"You better avoid those guys\". But do note it's different: the second person of c'è da would be ci sei da, and this, as well as ci siete da, ci siamo da, is almost always (*) meaningless; however, Ci sono ancora i bagni da pulire, Ci sono i condizionatori da aggiustare do make sense and are actually what you should say instead of C'è ancora da pulire i bagni, C'è da aggiustare i condizionatori. In other words, if the verb is transitive, c'è da becomes ci sono object da if the object is plural.\n(*) Ah dimenticavo, ci siete voi/ci sei tu da sistemare! is a very very rare exception.",
"is_selected": true
}
] |
Quale preposizione usare dopo "appassionato"?
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Cercando casi di uso di "appassionato" per porre questa domanda, ho scoperto che si possono scrivere diverse preposizioni dopo tale aggettivo. Ecco alcuni esempi:
Gli studenti si sono appassionati alla lettura dei classici.
È un appassionato della montagna.
È molto appassionato per la caccia.
Non riesco a capire quale preposizione si debba usare in queste espressioni. Potreste aiutarmi a chiarire i miei dubbi?
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2
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707
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "La preposizione più comune sembra essere di come suggerito dal Diz. Garzanti è come risulta da Ngram. Altre preposizioni vengono usate e sono, a mio avviso, accettabili. \nAppassionato: ( Diz. Garzanti)\n\n> che, chi coltiva un interesse particolare per qualcosa [+ di]: mio padre era un lettore appassionato di gialli; sei un appassionato della fotografia?\n\nNgram appassionato di/per/a.",
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}
] |
What is the meaning of "Dagli all'untore".
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While reading Carofiglio's "Una notte a Bari" I came across the expression "Dagli all'untore".
"Quando abbiamo finito magari andiamo a cena all'osteria 'Dagli all'untore'."
Is "Hit the scapegoat" what it means?
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3
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523
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "70",
"text": "It comes directly from “I promessi sposi” (see page 630 in the linked file): untori were people accused of smearing substances which caused the plague (or other disease). \nIn the mentioned scene, Renzo is asking for Lucia at the house where she had been lodged, but a servant refuses to open the door and he's seen in the act of knocking at the door; a passer-by accuses him of being a smearer and people start screaming “dagli all'untore!”.",
"is_selected": true
}
] |
The relation between sette and settimana: what is "mana"?
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I am a beginner Italian learner.
I have learned "sette" (seven) and "settimana" (week) but the only word I have learned for day (so far) is "giorno". Does "mana" in "settimana" have something to do with a word for day in italian or does it mean something different or is it just a coincidence that there is a setti in settimana?
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7
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3207
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[
{
"score": "10",
"ownerid": "",
"text": "You are looking for the etymology of settimana, from Latin \"septimus\" used to indicate the space of seven days:\n\n> From Late Latin septimāna (“week”), from the Latin septimānus (“related to the seventh element of a series”, adjective), derived from septimus (“seventh”).\n\n(Wiktionary)\nSo \"mana\" is the suffix coming from -mus - manus and later -māna",
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},
{
"score": "7",
"ownerid": "3208",
"text": "It's not a coincidence, but mana means nothing in Italian. It comes from the Latin word septimanus, that means sevenfold.",
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}
] |
È «'sta» ormai italiano standard?
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Sembra che l'uso del «'», già diffuso in posizione postposta come in «po'» o «gliel'ho», si stia diffondendo anche in posizione anteposta per indicare un'elisione/troncamento.
Per esempio, l'altro giorno ho letto:
"""
Putin, fammi 'sta grazia, chiudi il gas.
"""
Allora sono a chiedere: È ormai italiano standard usare, quando si ritiene sia il caso, «'sta» al posto di «questa»?
Se sì, quand'è il caso di usare l'una piuttosto che l'altra?
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5
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725
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[
{
"score": "9",
"ownerid": "591",
"text": "'sto in luogo di questo è un'elisione dialettale, originaria delle regioni del Centro e Sud Italia. Viene usata solo nell'italiano parlato, e sempre in contesti informali e amichevoli, perché viene considerata indice di un linguaggio popolare (mentre \"questo\" ha una connotazione neutrale).\nAs a rule of thumb, direi che si usa \"'sta\" quando si vuole evidenziare il registro basso della conversazione; nel dubbio, conviene usare \"questa\" per evitare di irritare l'interlocutore che si aspetta un tono più formale.",
"is_selected": false
},
{
"score": "3",
"ownerid": "189",
"text": "Le forme elise 'sto, 'sta, 'sti, 'ste sono comprensibili da qualunque parlante ma restano colloquiali. Solo in un contesto estremamente formale potrebbero essere considerate \"irritanti\", di solito passano abbastanza inosservate nel parlato e non è affatto insolito sentirle usare anche in un contesto professionale. Nello scritto si usano quasi esclusivamente per riportare il discorso parlato.\nL'origine centromeridionale dell'elisione non influenza più né la diffusione né il \"suono\" di queste parole. Un parlante settentrionale probabilmente sa che a Roma e in molte zone del Mezzogiorno in dialetto questo, questa ecc. sono sostituiti dalle forme elise ma non per questo si sentirà a disagio nell'utilizzarle in italiano.\nDiverso è il caso di espressioni come stavolta, stasera, stamane, che non sono colloquiali e possono essere usate sempre (e vanno scritte senza apostrofo). Forse il fatto che queste parole siano standard anche nello scritto contribuisce a nobilitare anche 'sta e i suoi fratelli.",
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}
] |
Italian equivalent of a Persian proverb.
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In the following question the user is asking for the English equivalent of a Persian proverb.
The concept is that of someone/something bad which is substituted by someone/something that isn't any better so that you can't tell which is worse.
It there an Italian equivalent proverb or common expression to convey the same concept?
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5
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[
{
"score": "5",
"ownerid": "235",
"text": "The closest that come to my mind are:\n\nUscire dalla porta e rientrare dalla finestra \nSe non è zuppa è pan bagnato\n\nbut I am not sure that they have the same negative meaning ",
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},
{
"score": "5",
"ownerid": "1438",
"text": "There are several idioms in Italian and its regional dialects, but no proverbs that I know of.\nI think that an exact match would be the two equivalent Tuscan sayings, \"maledetto il peggio\" and \"accidenti al peggio\" (where peggio should actually be peggiore). Literally it means, \"Damned be the worst of them\"; but the construction \"Damned be something\" actually means that one can't find or decide which the something (for example in Berni's Capitolo del Diluvio: \"...e maladetto quel gambo di biada / che non andasse al nimico del vino\" means that not a single stalk of wheat avoided falling prey of the water), so it could be rendered as damned if there's one of them worse than any other.\nI've also heard the phrase aiutami a dire chi è peggio (help me in telling who the worst is) and non si sa cos'è peggio.\nIn the south of Italy you could say *focu e fiumara (, aundi pigghia, a lleva para)\" (fire and flood, whatever they get to, they destroy likewise: so that's there little to choose between the one and the other).\n\nIf the two things are equivalent, but not necessarily bad (in English, six of one and half a dozen of the other), you'd say se non è zuppa è pan bagnato: both foods are bland, but nourishing.\nWhen you actually have a choice of two equally bad alternatives, you're said to be fra Scilla e Cariddi (between Scylla and Charybdis, two mythical monsters from Homer's Odyssey). If these are simultaneous constraints, and it's their simultaneity the problem, then you're fra l'incudine e il martello (between a rock and a hard place; literally between the anvil and the hammer).\n\nThere are several sayings that refer to something being worse than whatever it follows:\n\nil rimedio è peggiore del male (the medicine is worse than the ailment);\nin Venetian, the above translates as xe peg(g)io el tacon del buso (the patch is worse than the hole);\ncadere dalla padella nella brace (escape from the frying pan only to fall onto the hot coals);\nRe Serpe (a reference to one of Phaedrus' fables, in which the frogs asked Zeus for a king; unsatisfied by the unmoving log Zeus had thrown them, they asked another, and Zeus sent a snake that started eating them). You'll find this form implied in contèntati di Re Travicello! (be satisfied with King Log!, implying ...lest King Snake come next: for in Italian, al peggio non c'è mai fine (it can always get worse), and when it does get worse, usually under guise of actually becoming better, you'll comment si stava meglio quando si stava peggio (we were better off when we were worse off).\n",
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}
] |
|
Difference between "insegnante" and "maestro".
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What is the difference between insegnante and maestro? From what I know, they both mean “teacher”, right?
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12
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1184
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[
{
"score": "16",
"ownerid": "",
"text": "Both maestro and insegnante are used to refer to a teacher of primary schools in Italy. Insegnante is the more general term to indicate a teacher also at other levels of education. \nMaestro:\n\n> Con il nome di maestro sono designati comunemente gli insegnanti di scuola primaria e quelli di scuola dell’infanzia. (With the name of maesto are commonly designated the primary school teachers and those of kindergarten.)\n\nInsegnante: \n\n> Chi si dedica all’insegnamento, chi esercita la professione d’insegnare. (Those dedicated to teaching, those who exercise the profession of teaching). insegnante . elementare o di scuola elementare, maestro o maestra; insegnante medio o di scuola media, professore o professoressa (nell’uno e nell’altro caso, si adopera anche, quando non ci sia possibilità di equivoco, il solo sost. insegnante, che indica tuttavia, più spesso, il maestro elementare) (teacher. elementary or primary school teacher or teacher; middle or secondary school teacher, professor or teacher (in either case, is also working, when there is no possibility of misunderstanding, the only noun. teacher, indicates, however, more often, the primary school teacher);.\n\nPlease note that maestro is also used to indicate a master, a leader or a very skilled artisan. ",
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},
{
"score": "4",
"ownerid": "1346",
"text": "As well as the slight semantic difference already outlined, when talking to their teacher children wouldn't call him \n```\ninsegnante\n```\n, they'd call him \n```\nmaestro\n```\n.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "4360",
"text": "Since the question is active once more, I thought I would give my contribution as well.\nBesides the other excellent answers, note that the word maestro can seldom be used in a doctorate setting when somebody who has already achieved the dottorato speaks about their supervisor in a respectful way. \n\n> Il professor Rossi, il mio maestro, era un acuto osservatore.\n\nAs Federico Poloni suggested in a comment, the teacher-student relationship is strongly hinted at in this context. Using maestro in this context does suggest the reverence that the speaker has towards his mentor. ",
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}
] |
Cosa significa "sopratono"?
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Nel romanzo L'amica geniale di Elena Ferrante ho letto:
"""
Risposi volentieri: era la prima volta che qualcuno m’interrogava sulla mia amicizia con lei e ne parlai per tutto il tragitto con grande entusiasmo. Fu anche la prima volta che sentii come, dovendo cercare le parole per un tema per il quale non avevo parole pronte, tendessi a ridurre il rapporto tra me e Lila ad affermazioni tutte sopratono e di esclamativa positività.
"""
Non capisco il significato di "sopratono" in questo brano. Ho cercato questo vocabolo in alcuni dizionari, ma non l'ho trovato. Sapreste spiegarmelo?
Ho visto che questo termine, "sopratono", appare più avanti nel libro in quest'altro passaggio:
"""
«Ha giurato fedeltà a mia madre davanti a Dio» esclamò di colpo sopratono. «Non rispetta né lei né Dio». E balzò su tutto agitato, aveva occhi bellissimi e lucenti.
"""
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3
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707
|
[
{
"score": "6",
"ownerid": "1782",
"text": "Il significato della parola sopratono è \"ad un tono più alto del normale\".\nNella prima frase la parola viene usata per indicare uno stile esagerato, nella seconda invece si riferisce al tono della voce, ovvero all'intensità dei suoni emessi.\nAnche se la parola non compare in molti dizionari, il significato mi sembra evidente e non credo ci siano altre possibili interpretazioni.\nCertamente non è un termine di uso comune.\nÈ interessante vedere in Ngrams come l'uso di sopratono sia in qualche modo correlato a quello del più comune vocabolo sottotono. Probabilmente viene usato spontaneamente come opposto di quest'ultimo, che viene riportato da diversi dizionari.",
"is_selected": true
},
{
"score": "2",
"ownerid": "707",
"text": "Ecco la definizione di \"sopratono\" che appare sul Grande dizionario della lingua italiana:\n\n> Sopratono (sopratuòno), sm. Intonazione della voce più alta del normale. De Sanctis, Lett. it., II-179: Essendo il proprio di questa maniera una cantilena breve e chiusa,... vi si sviluppa l’elemento cantabile e musicale, una enfasi sonora, un suono di tromba perpetuo e monotono, con certe pause, con certi strilli, con certe ripigliate, con un certo sopratuono come di chi gridi e non parli. Cassieri, 126: «Giorni e notti a pensare a un mio costumino?» si difese con un sopratono malizioso. 2. Modo di comportarsi o atteggiamento che oltrepassa la misura o la convenienza. N. Boni [«Stampa Sera», 28-X-1985], 6: Questa Serena Grandi non la si mette proprio in imbarazzo. Entusiasta, ma senza sopratoni. Ha imparato cosa chiedere alla vita ed esserne contenta. = Comp. da sopra e tono (v.).\n\nL'uso che se ne fa nella prima frase della domanda corrisponde alla seconda accezione del dizionario, invece quello della seconda frase fa riferimento alla prima accezione. ",
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}
] |
L'interiezione "per la miseria" è ritenuta volgare o offensiva?
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Ho trovato una quantità di traduzioni inglesi dell'interiezione "per la miseria" e variano dall'innocuo "good grief" a cose che non direi nella buona società e perfino ad espressioni che, per essere troppo grossolane o offensive, non direi mai.
Mi potreste spiegare quale "livello di volgarità" si associa a questa interiezione?
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5
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4193
|
[
{
"score": "4",
"ownerid": "3479",
"text": "Nonostante non sia considerabile volgare o offensivo rimane un'esclamazione di rabbia, quindi da evitare in determinate situazioni formali più perché in determinati contesti devi mantenere un certo contegno che per un vero problema con questa imprecazione. In contesti informali è tranquillamente utilizzabile per esprimere appunto rabbia o indignazione senza risultare eccessivamente volgare.",
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}
] |
Verbal form in the famous aria "Nessun dorma".
|
The verbal form of 'dorma' in the aria Nessun dorma from Puccini's Turandot recently struck me as strange given that there is nothing to trigger a subjunctive preceding the verb.
My question is first what form of dormire is being used: formal imperative, present subjunctive or some other form?
Second, how should this line best be understood given the form?
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2
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553
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[
{
"score": "4",
"ownerid": "70",
"text": "It's the subjunctive used for denoting desire or will:\n\n> (I want that) nobody be sleeping (tonight)\n\nor\n\n> Nobody should be sleeping\n\nThe imperative properly has only the second person (singular and plural); in the other persons it's substituted with the corresponding forms of the present subjunctive. So you can consider it as the imperative as well.",
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}
] |
Qual è il significato di "masticava un americano indecente" in questo contesto?
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Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto:
"""
Vita lo aggiornava sui repentini cambi di impiego di Nicola: fino a settembre era uno dei facchini addetti ai bagagli dei clienti dell’hotel Ansonia – per questo era riuscito a raccomandarla all’addetto alle griglie per un posto nelle cucine. Purtroppo Coca-cola era sbadato, confondeva i numeri sulle porte, masticava un americano indecente che faceva inorridire i clienti, si innamorava delle cameriere dei piani, che inseguiva abbandonando le valigie negli ascensori.
"""
Dovete sapere che "Coca-cola" è un soprannome con cui viene chiamato Nicola. Ho cercato il termine "americano" in parecchi dizionari, ma non ho trovato nessuna accezione che corrisponda a qualcosa che si possa masticare. Sapreste spiegarmi cosa significa?
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1
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707
|
[
{
"score": "5",
"ownerid": "2876",
"text": "In questo contesto, sta parlando della lingua, ovvero significa che il personaggio parlava e capiva l'inglese (americano) poco e male.\nL'espressione colloquiale \"masticare una lingua\" per indicare la propria dimestichezza con la stessa è di uso comune; si utilizza anche in senso più ampio per indicare la padronanza riguardo qualunque argomento, ad es.\n\n> Non mastico di politica\n\nOppure:\n\n> Quanto ne mastichi di informatica?\n",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1243",
"text": "Per completare la risposta di @RiccardoDeContardi aggiungo l’accezione di masticare che si adatta al contesto da te citato, fonte Treccani:\n\n> 2b. In usi fam. e scherz.: m. bene (o male) una lingua, essere capace di esprimersi in essa più o meno bene; quindi: m. un po’ di russo; d’inglese ne mastica poco.\n",
"is_selected": false
}
] |
Mi Amore? Is this correct?
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I want to know if I put "Mi Amore" on a sign for the name of a store would it be understood as My Love by most languages although it may be incorrect? I understand that there is a proper way to say it but would it be grossly bad grammar for a Spanish, Italian, etc. diner? What other ways can I write it?
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2
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5179
|
[
{
"score": "6",
"ownerid": "1818",
"text": "The correct translation depends, unsurprisingly, from context. The following is a rough set of indications, with the caveat that there no absolute rules, just guidelines\n\nIf you want to use it as an epithet (e.g. \"I miss you, my love, and I cannot bear to be apart from you\") the correct translation is Amore mio\nIf you want to use it as a noun (e.g. \"My love for you has never dimmed\"), then I would use Il mio amore (note the presence of the article in front and the different order of the words)\n\nMi Amore is not correct Italian. It sounds like some weird mix of Italian and Spanish to me.",
"is_selected": true
}
] |
Is there a technical term for swapping words and rearranging affixes to entirely change the meaning of a phrase?
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Mi sto riferendo a coppie come le seguenti:
"ridicolmente fortunato" e "sfortunatamente ridicolo"
"tremenda disfatta" e "tremendamente fatto" (fatto nell'accezione 5.b di Treccani, o comunque in quella che si usa comunemente tra giovani)
"criticare moderatamente" e "moderare criticamente"
C'è un termine per riferirsi a simili coppie? O magari a giochi di parole che fanno leva su tali coppie?
Forse è bene chiarire che sì sto cercando una locuzione con cui indicare le cose sopra, per cui ho scelto word-choice, ma la finalità non è quella di inserire la locuzione nel testo, quanto quella di poterne cercare altri esempi su internet.
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4
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2650
|
[
{
"score": "2",
"ownerid": "8848",
"text": "Antimetabole (an-tee-meh-TA-boe-lee): Figure of emphasis in which the words in one phrase or clause are replicated, exactly or closely, in reverse grammatical order in the next phrase or clause; an inverted order of repeated words in adjacent phrases or clauses (A-B, B-A).\nL’antimetabole è una ripetizione invertita, che nella seconda parte ribalta gli elementi della prima e ne cambia il significato.\n\nnon mangia per vivere, vive per mangiare\npensa quello che dice e dice quello che pensa\nnon si prevale con la ragione della forza, ma con la forza della ragione\nl'assenza di prova non è prova dell’assenza\n",
"is_selected": false
}
] |
Avverbio per esprimere il fatto che si parla facendo molto rumore.
|
Quale avverbio devo usare per esprimere che si parla ad alta voce facendo molto rumore? Per esempio, quale avverbio posso usare per completare la frase seguente?
"""
Scusa, non ti sento bene perché gli altri parlano molto __________.
"""
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5
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707
|
[
{
"score": "7",
"ownerid": "1043",
"text": "Alcune possibilità:\n\n> parlano (molto|troppo) forte (la forma di gran lunga più comune) parlano a voce (molto|troppo) alta fanno rumore fanno (troppo|un gran) chiasso|baccano fanno (troppo|un gran) casino (molto colloquiale, spec. usato nel nord)\n\nTeoricamente anche\n\n> parlano (molto|troppo) rumorosamente\n\nma non lo direbbe nessuno.",
"is_selected": true
}
] |
Dava da mangiare: Imperfect past tense of "feed"?
|
I've got a Duolingo question phrased like this:
"""
Il contadino dava da mangiare al cavallo ogni giorno.
"""
My best attempt at translation is something like:
"The farmer gave his horse from hunger every day"
Is this related to how one "has hunger"? (Ho fame) Is it just a difference of thinking about the sentiment?
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4
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5561
|
[
{
"score": "12",
"ownerid": "1818",
"text": "No, the correct translation is:\n\n> The farmer fed his horse every day.\n\nor\n\n> The farmer gave something to eat to his horse every day\n\nIn Italian \"dare da mangiare\" (lit. \"to give [something] to eat\") means \"to feed\", and it has nothing to with \"being hungry\" (i.e. \"avere fame\").\nMaybe one of the reasons you are confused is that you are translating da with \"from\". But in this case this is not the correct translation: it should be translated with to (i.e. it introduces the aim of the action, not its provenance). Unfortunately prepositions are very hard to translate between different languages.",
"is_selected": true
},
{
"score": "1",
"ownerid": "6017",
"text": "The two words together, \"da mangiare\", can mean \"food\", constructed with \"da\" like, for example,\n\nmacchina da scrivere (\"machine for writing\", typewriter)\nlegna da ardere (wood to burn)\ncera da candela (vax for candles)\n\n(Note that similar forms are not always good italian, but are widely used; for example macchina da scrivere is often considered an error, but is much more common than macchina per scrivere).\nAbout da mangiare, the real meaning is \"[cosa buona] da mangiare\" (\"good to eat\", or \"appropriate to be eaten\"), like legna da ardere which means \"wood good for burning\".\nThe following phrases can be seen normally:\n\ncompro da mangiare (I buy food)\nserve da mangiare (food is needed)\nsiamo senza roba da mangiare (we have no food)\nabbiamo niente da mangiare (same)\nsiamo senza da mangiare (same; incorrect, but used)\ndagli da mangiare (give some food to him)\n\nNow, \"dare da mangiare\" has two nuances, \"to give food\" or \"to feed\". Probably a farmer feeds his horse, where a wife gives food to her husband (unless he needs assistance).",
"is_selected": false
}
] |
Difference between ò and ó?
|
I've noticed that in Italian, besides è and é, which are pronounced differently (the first with the mouth more open than in the second case, thus producing different sounds; examples include the very frequent words
```
è
```
which means
```
he/she/it is
```
and
```
perché
```
which means
```
why or because
```
), the only other vowel which can take both diacritics is o (ò and ó) which can also be pronounced in two ways: with the mouth more open in the former case and with the mouth more closed in the latter case. The other three vowels can only take one accent which by convention is written in most texts as a grave accent (thus à, ì, and ù) and in any case take only one pronunciation. From what I've seen on the Internet it appears as though á is not part of Italian orthography whereas í and ú are not part of the most common, conventional, written Italian orthography. The letter a with an acute accent on top never appears and is not valid anywhere in Italian text. On the other hand, some Italian publishing companies write í and ú in a somewhat unconventional manner in place of ì and ù throughout the entirety of some of their texts. Thus, when writing, one must make a decision as to whether to follow the most common convention of spelling ì and ù throughout the text, or the unusual convention of spelling í and ú throughout the text.
In Italian it is possible to produce both open and closed sounds corresponding to the Italian vowel
```
o
```
which may be written with or without diacritics / accent marks. Here are just a few of the most common examples: the word
```
però
```
(which means
```
but
```
) is pronounced as an open oh, just as the verb
```
ho
```
(which means
```
I have
```
) which is also pronounced as an open oh (the h in front of the oh is silent here), but the word
```
o
```
(which means
```
or
```
) is pronounced as a closed oh.
Nevertheless, I am also not sure where 'ó' would be used, but Wikipedia lists it. Quoting from the
```
Accento acuto
```
section of the Italian Wikipedia:
"""
L'accento acuto è presente in molte lingue per indicare una particolare intonazione su diverse vocali: lingua italiana: sulla vocale é, ó, ma anche, nelle scritture più ricercate e forti di una solida base fonetico-linguistica, sulle vocali í, ú
"""
Interestingly enough, Wikipedia also references this paper on the subject matter.
As pointed out by @Charo below, accent marks are always used to denote stress, but with "e" and "o" they also tell you how to pronounce the vowel.
So, how can I decide whether to write plain
```
o
```
, when to write
```
ò
```
, and when to write
```
ó
```
, and what is the exact difference between these?
Thanks.
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6
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1063
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[
{
"score": "7",
"ownerid": "37",
"text": "The phonetic system of standard Italian has seven vowels: a (in IPA, /a/), closed e (/e/), open e (/ɛ/), i (/i/), closed o (/o/), open o (/ɔ/), u (/u/).\nThe accent is usually only written to denote the main stress on a word when it is on the last syllable, so you cannot normally graphically distinguish between botte meaning “barrel” (and pronounced /'bot:e/) and botte meaning “blow, thump” (/'bɔt:e/), unless you explicitly write them as bótte and bòtte, normally done only in dictionaries and the like.\nAs to ì/ù vs. í/ú, see a previous question; finally, writing “á” in Italian is just plain wrong.\n\nTo sum up, all graphical accents apart from those on last syllables (città, perché, dà) are only used:\n\nin dictionaries,\nto be extra clear on one's meaning («Ho detto bòtte, non bótte, perdinci!»), or\nby some odd exception (for instance, some people write dèi meaning “gods”, to distinguish it from the preposition dei, plural form of “del”).\n\nAnother relevant question and answer is here.",
"is_selected": true
},
{
"score": "6",
"ownerid": "1043",
"text": "Everything has been said already, however you ask when you should use ò vs. ó vs o (and, I guess, similarly for è vs. é etc.).\nIn the case of \"o\" it's relatively easy: the only case where an accent needs to be written is if it's on the last letter of a word (with exceptions for monosyllables and a few other cases which however we won't go into here), and in those cases you always write ò.\nIn the case of trailing \"e\", or if you are unsure between plain and accented version, or if you just want to explicitly write an otherwise not mandatory accent for \"o\" or \"e\" (i.e., in the middle of a word), to clear ambiguities or whatever, then I'm afraid you just have to know which one it is (normally, dictionaries indicate accents explicitly, so you can look it up). To tell the truth, there are some patterns and guidelines that might help somewhat, but there are exceptions and thus no real hard and fast rule.\nFurthermore, the fact that many people don't use the right pronunciation in everyday speech (and even that has many regional variations) doesn't help, so you can't normally guess based upon what you hear from natives (unless we're talking about trained actors with knowledge of elocution or similar situations).",
"is_selected": false
}
] |
Qual è il significato di "scegliere" in questa frase?
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Nel racconto Argon dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
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Alla sua morte, i figli e le nuore si dedicarono per settimane, con sgomento e ribrezzo, a scegliere la montagna di relitti domestici da cui l’alloggio era invaso: Nona Màlia aveva conservato, indiscriminatamente, robe raffinate e pattume rivoltante.
"""
Ho letto tutte le accezioni del verbo "scegliere" sul vocabolario Treccani e sul Grande dizionario della lingua italiana ([1] e [2]), ma non mi sembra che l'uso che ne fa l'autore in questa frase corrisponda a nessuna di queste. Intuisco, però, che ha a che vedere con il fatto che in quella "montagna di relitti" c'erano oggetti di valore e che i figli e le nuore di nona Màlia dovevano cercarceli accuratamente.
Per questa ragione vi chiedo: cosa intendeva Levi con "scegliere" nel testo?
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"text": "In realtà va abbastanza bene la prima definizione nel link che hai allegato:\n\n> Distinguere in un gruppo, in una varietà di cose o, anche all'interno di una categoria e prenderne fuori materialmente o considerare a parte ciò che risulta dotato delle caratteristiche che hanno ispirato la scelta, o che appare migliore o più idoneo a un uso, a una destinazione, al raggiungimento di uno scopo.\n\nOppure la definizione 2 del Treccani:\n\n> Prendere la parte migliore da un insieme di cose o da una quantità di materiale, separandola dalla parte meno buona, o più scadente, o inutile:\n\nNella frase in oggetto significa che i personaggi hanno setacciato \"la montagna di relitti domestici da cui l’alloggio era invaso\" alla ricerca di quello che valeva la pena tenere.",
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Uso di "a me mi piace".
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Girando su Internet ho incontrato varie discussioni riguardo alla correttezza grammaticale dell'espressione "a me mi piace".
A scuola e in famiglia ogni volta che un bambino utilizza tale forma per esprimersi gli adulti di solito tendono a sottolineare che è scorretta.
Tuttavia, sul sito dell'Accademia della Crusa riporta che in realtà dal punto di vista grammaticale non è sbagliato, in quanto non si tratta di una ripetizione inutile di due termini equivalenti, ma che ciascuno dei due abbia un suo significato indipendente e diverso dall'altro, ed è quindi possibile utilizzarla nel giusto contesto, che suppongo sia il parlato quotidiano piuttosto che lo scritto.
Fonte: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/forma-corretta
E quindi, dopo aver letto ciò mi sorge il dubbio fino a che punto sia corretto utilizzarla e in che contesto, poiché nella loro risposta citano diverse opere letterarie, tra l'altro anche abbastanza vecchie, senza dare una spiegazione diretta.
Devo considerare che è possibile usarla solo quando si parla in circostanze informali come in famiglia o potrebbe essere inserita anche in lettere/testi informali?
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"text": "Ngram mostra un uso crescente delle espressioni \"a me mi piace, a te ti piace\" negli ultimi decenni.\nAnche Treccani, come l'Accademia della Crusca, sostiene che l'uso non è scorretto ma ne raccomanda un utilizzo informale e sconsiglia di usarle in contesti formali come colloqui di lavoro o esami scolastici. \nA ME MI, A TE TI: \n\n> A me mi e a te ti sono casi particolari di quel fenomeno sintattico (detto dislocazione) che consiste nell’anticipare o posticipare un elemento della frase riprendendolo tramite un pronome. Un fenomeno attestato nell’uso dell’italiano fin dalle sue origini. Qui la ripresa riguarda il pronome personale, usato prima nella forma tonica (me), poi in quella atona (mi). Non si tratta propriamente di un pleonasmo (cioè di una ripetizione inutile), ma di una sottolineatura ottenuta mettendo in evidenza l’elemento che si ritiene più importante. A me mi sembra che le cose stiano molto diversamente.\n\nUSI\n\n> Nel linguaggio parlato informale, un costrutto come a me mi è certamente consentito. Ma nel parlato formale (un colloquio di lavoro o una prova di esame orale, un dialogo con un superiore – docente, capoufficio ecc.) e ancor più nello scritto è decisamente da evitare, perché darebbe la sensazione che chi parla o scrive non sia capace di adeguare il proprio ➔registro linguistico alla situazione in cui si trova. Il costrutto è largamente attestato nell’uso letterario A me mi par di sì: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta (A. Manzoni, I promessi sposi) e ritorna con una certa frequenza nelle canzoni degli ultimi trent’anni: coca cola sì coca cola / a me mi fa impazzire (V. Rossi, Bollicine) perché a me mi piace andare veloce (Jovanotti, La mia moto).\n\nIl dizionario Hoepli sostiene che si tratta di una forzatura stilistica più che di una sgrammaticatura, di cui comunque, non è il caso di abusare:\n\n> Nella pubblicità televisiva di un caffè un famoso attore comico si è servito di questo “a me mi piace” pensando di fare una simpatica sgrammaticatura per attirare l’attenzione. L’attenzione c’è stata senz’altro; la sgrammaticatura no. Si tratta semplicemente dell’uso di un elemento sovrabbondante, inutile secondo la logica, ma utilissimo per dare alla frase un’efficacia particolare. È insomma la scelta dello stile che giustifica la lieve forzatura grammaticale dell’espressione: il valore rafforzativo di quel mi pleonastico è chiaro. Altri esempi: “a me non me la dai a intendere”; “lo so che a te non ti va questa faccenda”, “a voi non vi dirò più niente”. Ma attenzione: non dimentichiamo che la frase non solo corretta, ma anche preferibile nel novanta per cento dei casi è “a me piace”, e così dicasi per gli altri esempi: “a me non la dai a intendere”, “lo so che a te non va questa faccenda”, “a voi non dirò più niente”. A me mi, a te ti, a noi ci, a voi vi eccetera, seppure ammissibili, sono licenze stilistiche: sarà il caso di non abusarne.\n",
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The implication of word order (subj. + verb).
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I have gotten used to the idea that the subject is usually not explicitly said in conversational Italian, except for emphasis, since it is built into the verb. However, I have recently come across sentences with the subject after the verb instead of before or simply omitted. The meaning, so far as I can tell, is unchanged. Is there a difference here with emphasis?
Ex. What is conveyed beyond just the literal meaning in:
Io scrivo.
Scrivo.
Scrivo io.
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"text": "«The subject is usually not explicitly said» is an overgeneralisation. Of course the subject has to be mentioned at the very least the first time something new is mentioned, and then again, especially if several things or persons are mentioned.\nIt is not easy to give an answer about the position of the subject that is good for any possible situation: very much depends on the wider context (the sentences before and after, who is talking/writing to whom etc.), but as a very first approximation:\n\n“Scrivo” is the most neutral way of saying that I write.\n“Io scrivo” is a more assertive way of saying it, perhaps to say that it is your profession (“Io scrivo: so bene come usare le virgole”) or to stress that you are going to write something no matter what. The emphasis here is on scrivo.\n“Scrivo io” is the least usual of the three, and would convey the sense that it's better that I am the one doing the writing. For instance, you are making too many mistakes, or losing time, so give me the pen and scrivo io. The emphasis here is on io.\n\nMind that, in other situations, the subject after the verb may be way less marked, and sometimes is almost the only way: «“[Some statement]”, ha dichiarato oggi il ministro», «“[Witty aphorism]”, come usava dire Oscar Wilde», «C'era un volta un re».\n(See also this previous question and its answer.)",
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Come si chiama la particella che indica la via o la piazza ecc. all'interno di un indirizzo?
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Se dico "Via Garibaldi, 1 - Roma" o "Lungarno Corsini, 10 - Firenze", "Roma" e "Firenze" si definiranno località, in seno all'indirizzo formulato, e "1" e "10" saranno i numeri civici; ma come si chiamano tecnicamente le parti che indicano la via, piazza, viale, corso, ripa, strada, discesa, eccetera?
E, in modo ancora più specifico, all'interno di quelle parti come si chiama la particella che indica il tipo di infrastruttura ("via", nell'esempio) e quella che ne indica il "titolare" ("Garibaldi")?
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"text": "Secondo questa guida ufficiale delle Poste Italiane la parte che contiene \"via\", \"piazza\", ecc... si chiama qualificatore. Non so cosa intendi quando parli di \"titolare\", visto che alcune vie si chiamano qualcosa come \"Via Larga\", \"Viale dell'Università\" o \"Corso Bologna\" e non c'è alcun titolare.",
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"text": "La voce dell'Enciclopedia dell'italiano sugli odonimi li chiama appellativi:\n\n> Va osservato ancora che nelle denominazioni dell’area di circolazione, che sono ufficiali e fatte conoscere mediante tabelle, sono presenti numerosi appellativi (all’incirca 300 quelli reperibili attraverso l’Archivio Utenza Seat 2001): i più frequenti sono quelli del tipo via, piazza, ecc. ma numerosi rinviano a condizioni regionali o locali, talvolta in veste vicina al dialetto (Marcato 2005). Basti richiamare i veneziani campo e campiello per le piazzette, calle per le vie ...\n\nSeguono altri esempi di appellativi di uso solo locale.",
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World language in Italian.
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What would you call a world language in Italian?
Google definition: "a language known or spoken in many countries."
World languages are English, Spanish, French.
*There seems to be a second definition: "an artificial language for international use." But that is not what I mean.
I think that the one that I do NOT mean is this: lingua universale, lingua internazionale.
But I am looking for translation of the first meaning ("a language known or spoken in many countries.").
Thank you.
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"text": "I offer two possible ways of saying something close to what you are looking for.\nOne is lingua veicolare, a language used to work, teach, make business among people of different mother tongues, said especially, as you remark, of English, Spanish, French.\nSlightly different is lingua franca, which originally referred to a specific mixed language used to communicate across the Mediterranean, and nowadays is used in general for a language more than a community understand and use to communicate, but mostly for pidgins, Creoles and so on.",
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"Che ne fatto dono" oppure "che ne ha fatto dono"?
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In un'informazione riferente a un'istituzione ho letto:
"""
Alle ore 12, nel nostro giardino verrà inaugurata la Fontana-Scultura creata appositamente per questo spazio dall’artista ..., che ne fatto dono all’Istituto.
"""
L'espressione "che ne fatto dono" in questa frase mi è sembrata strana. È corretta? Non dovrebbe essere "che ne ha fatto dono"?
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"text": "Sì, è un errore,\n'che ne ha fatto dono' è indubbiamente la forma corretta.",
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"text": "Il participio passato \n```\nfatto\n```\n non può essere usato da solo in questo contesto.\nProbabilmente è stato omesso l'ausiliare avere. In aggiunta alle altre risposte, si possono ottenere altre forme accettabili cambiando il tempo del verbo, ad esempio usando il presente o il passato remoto:\n\n> che (nell'occasione) ne fa dono che ne fece dono\n",
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"text": "Senza alcun dubbio \"che ne ha fatto dono\".",
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Tempo verbale in una recensione.
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Sto scrivendo una recensione per uno spettacolo teatrale, che fu messo in scena 3 settimane fa. Mi è venuto un dubbio su quale tempo verbale usare, passato remoto o passato prossimo?
Ad esempio, si consideri la frase: "Di conseguenza però, la recitazione fu leggermente carente, dato che Elisa ebbe poca esperienza teatrale rispetto ad altri attori." è corretta?
O sarebbe meglio scrivere: "Di conseguenza però, la recitazione è stata leggermente carente, dato che Elisa ha avuto poca esperienza teatrale rispetto ad altri attori."
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"text": "Passato remoto o prossimo nella principale è una scelta stilistica; a parte l'uso regionale, l'interpretazione fu colloca in un tempo completamente trascorso, mentre l'interpretazione è stata può suggerire al lettore che il recensore ha ancora ben presente quell'interpretazione.\nIl tempo verbale riguardante Elisa dev'essere l'imperfetto. Esempio analogo:\n\n> Dato che avevo poca esperienza di teatro, la compagnia mi allontanò.\n\nLa struttura è identica e *dato che ebbi è inaccettabile. Nel caso in esame le due parti della frase sono scambiate, ma la scelta del tempo verbale non cambia. Sarebbe diversa in\n\n> Ebbi poca esperienza di teatro perché la compagnia mi allontanò presto.\n\nma potrebbe essere\n\n> Avevo poca esperienza di teatro perché la compagnia mi aveva allontanato presto, eppure il noto attore mi chiamò. Il noto attore mi chiamò sebbene avessi poca esperienza di teatro.\n\n\nEliminerei il però: il significato attuale è lo stesso di ma e *ma di conseguenza non funziona: non c'è nulla da avversare.1 Per la verità, anche il di conseguenza non mi pare ben collocato, perché la causa della recitazione carente è esposta dopo, ma di conseguenza richiede che la causa sia già nota.\n\n> Elisa aveva poca esperienza di teatro rispetto agli altri attori e di conseguenza la recitazione fu piuttosto carente.\n\nPersonalmente cercherei di evitare di dare tutte le colpe alla povera Elisa, come sembra trasparire dalla frase in esame:\n\n> La recitazione fu piuttosto carente, in parte perché si notava la poca esperienza teatrale di Elisa rispetto agli altri attori.\n\n(anche qui imperfetto: l'atto del notare è prolungato nel tempo).\n\n1 Se però fosse inteso nel desueto senso di perciò, sarebbe comunque ridondante.",
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"text": "Come consigliato in altre risposte, l'errore non sta nella scelta del passato remoto o del passato prossimo, bensí nel non usare l'indicativo imperfetto per riferirsi alle scarse capacità di recitazione di Elisa.\nUno spettacolo messo in scena tre settimane fa richiederebbe l'uso del passato remoto. L'evento, infatti, è concluso e non ha rapporti con il presente. Se un registro formale ed un uso sorvegliato della lingua sono appropriati per l'articolo che stai scrivendo, usa senza dubbio il passato remoto. Nel registro informale (e soprattutto nel Settentrione) è invece comune l'uso del passato prossimo. Ti rimando a questo articolo dell'Accademia della Crusca per ulteriori approfondimenti.\nCiò che invece va corretto è il tempo verbale usato nella seconda parte della frase. Il fatto che Elisa non fosse un'attrice provetta è, sí, riferito al passato, ma si tratta di una condizione della quale ignoriamo l'inizio e la fine. Questo è il caso ideale per usare l'indicativo imperfetto:\n\n> L'imperfetto indicativo è un tempo verbale che indica un'azione avvenuta nel passato e considerata nel suo svolgersi, nella sua durata, senza riferimento al suo inizio, alla sua conclusione o al suo scopo. — La grammatica italiana Treccani\n\nIn definitiva, la tua frase potrebbe essere corretta, ad esempio, cosí:\n\n> La recitazione fu leggermente carente, dato che Elisa aveva poca esperienza teatrale rispetto agli altri attori.\n\nHo anche cambiato \"ad altri\" in \"agli altri\", perché immagino tu voglia comparare l'esperienza di Elisa con quella degli altri attori che recitarono insieme a lei, non a quella di altri attori in generale.",
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Subsets and Splits
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